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Discarica della Grillaia: grazie ad ARPAT per aver chiarito il contesto


Legambiente Valdera ringrazia pubblicamente l’ARPAT di Pisa per aver finalmente chiarito uno dei dubbi più consistenti che riguardano la discarica della Grillaia. Ci fa infatti molto piacere apprendere che la discarica non è più fatiscente e non è più nemmeno pericolosa: ci chiedevamo infatti come fosse stato possibile lasciare un impianto in condizioni di pericolo per la collettività, e adesso apprendiamo che i lavori effettuati negli ultimi anni grazie alle prescrizioni di ARPAT hanno ridotto al minimo tale pericolo, con una consistente diminuzione del biogas e del percolato e un assestamento del corpo della discarica medesima.
E qui però dobbiamo aggiungere noi qualche altro elemento di chiarezza. Se la discarica non è più pericolosa, infatti, sarebbe sufficiente rimodellarla e ricoprirla quanto basta , per risolvere gli ultimi problemi di infiltrazione e ridurre ulteriormente il percolato, e non c’è nessuna ragione di smaltirci 350.000 tonnellate di amianto.
Detto in altre parole, il progetto approvato dalla Giunta Regionale e disconosciuto dal Consiglio Regionale, è il progetto di riapertura della discarica a un nuovo smaltimento, motivato dalla carenza in Toscana di siti per smaltire l’amianto, in mancanza del resto di un qualsivoglia atto di programmazione in materia, e non ha molto a che fare con le esigenze di gestione del post mortem della discarica stessa. Una riapertura che
porterà nuovi profitti alla filiera dei rifiuti, configgendo con la nuova economia agricola e turistica della Valdera, e sacrificando per altri anni questo territorio alle esigenze di smaltimento di rifiuti prodotti
altrove, e che hanno prodotto altrove alti profitti.
Così, facendo passare per un neutrale parere tecnico l’approvazione di un nuovo progetto di smaltimento, si assiste a una edizione locale del gioco delle tre carte, più noto in Valdera come “gioco dei bussolotti”.
Come avvenne negli anni ’90 con i fanghi conciari, adesso si progetta di far diventare la Valdera l’unico sito regionale per lo smaltimento di amianto, materiale che sì, Legambiente Nazionale sostiene si debba rendere innocuo ma, come afferma il documento di settore del congresso di Legambiente Toscana del 2019, “non si può esportare la contaminazione provocata in un territorio in altro territorio”, e bisogna agire “evitando per quanto possibile l’export del rifiuto all’esterno del territorio che lo produce”. Quindi Legambiente tutta è contraria a rendere “sacrificabile” un territorio, specialmente quando, come nel caso dell’amianto, non ci sono scelte di programmazione e governo pubblico di una criticità, ma semplicemente una serie di toppe che si susseguono in base alla disponibilità di imprese private.
Ringraziamo sinceramente ARPAT per le informazioni che sono state rese disponibili al pubblico e ribadiamo quello che il Consiglio Regionale ha affermato e molte amministrazioni della Valdera sostengono da anni e
confermano in queste settimane in una serie di ordini del giorno votati nei consigli comunali: la Grillaia va chiusa senza ulteriore apporto di rifiuti e le colline della Valdera non devono diventare le colline dell’amianto!
Pontedera, 10/7/2020
Il direttivo di Legambiente Valdera

Comunicato stampa: L’ARPAT di Pisa e la discarica della Grillaia

Ci chiediamo perché si assista ad uno strano ‘gioco delle parti’ sulla discarica della Grillaia. I dirigenti dell’Arpat di Pisa assumono un ruolo politico e ci dicono che “il progetto garantisce fattibilità economica…”. Intendiamoci, apprezziamo molto il lavoro dei tecnici che lavorano all’Arpat: fanno sopralluoghi, stilano relazioni, si preoccupano delle matrici ambientali compromesse. 

Però i dirigenti devono spiegarci, usando tutta la scienza e tecnica possibile, per quale motivo: 

A) nel 2009 Arpat prescrive alla Provincia di Pisa di far rispettare le prescrizioni alla Nuova Servizi Ambiente, in quanto: 
– tutta la rete del biogas non era norma con il Dlgs 26/03; 
– mancavano i monitoraggi mensili del percolato; 
– analisi del trizio, eseguite anni prima, presentavano livelli elevati su tutti e sei i pozzi di monitoraggio; 
– sulla depressione al centro della discarica -già notato dall’Arpat nel 2000– non erano state prese misure mitigative e le acque meteoriche stagnanti avevano aumentato il fenomeno della percolazione. 

B) nel 2015, sei anni esatti dopo e dopo otto sopralluoghi e varie relazioni tecniche, Arpat sostiene ancora che: “la discarica ha subito sensibili cedimenti strutturali, dovuti sia ai normali fenomeni di degradazione della sostanza organica contenuta nei rifiuti conferiti, sia dalle modalità di abbancamento che, in special modo negli ultimi due anni di attività, non hanno permesso una adeguata compattazione. 

Da tali circostanze e derivata la formazione di estese zone depresse sulla sommità del corpo rifiuti che, sovrapposta agli effetti dovuti alla difformità morfologica prodotta dalla chiusura anticipata dei conferimenti, impediscono il regolare deflusso delle acque meteoriche causando la formazione di aree di ristagno idrico, con il conseguente incremento delle quantità di acque meteoriche infiltrate, che determinano a loro volta un incremento delle quantità di percolato prodotto”. 

Conclusioni (nel 2020): non è molto chiaro per quale motivo l’Arpat di Pisa si sia rimangiato tutto e abbia dato parere positivo a caricare su quelle strutture fatiscenti 270.000 tonnellate di amianto. 

Ci devono essere stati enormi lavori di messa in sicurezza tra il 2015 e il 2020! 

Magari saremo un po’ distratti (… e pure gli abitanti della zona …) però grandi opere di messa in sicurezza in questi ultimi 5 anni non ci risultano! 

Saremo tranquilli e, con noi, tutta la popolazione di Chianni, Terricciola e Lajatico quando ci faranno vedere le misurazioni dei valori nelle acque superficiali intorno alla discarica, ci faranno vedere i quattro pozzi su sei da cambiare, ci mostreranno i monitoraggi che prima non c’erano, insomma quando ci dimostreranno “con scienza e tecnica” come la situazione sia cambiata. 

Pontedera, 4/7/2020 

Il direttivo di Legambiente Valdera

Liberi dai fanghi

No allo smaltimento nei campi,
neanche in emergenza

Da un mese il tema della gestione dei fanghi da depurazione anima il dibattito sulla tutela dell’ambiente e della salute, dopo che l’art. 41 del decreto sulle Disposizioni urgenti per la città di Genova e altre emergenze, ha introdotto un limite alla presenza di idrocarburi nei fanghi medesimi, che supera di 20 volte il limite fissato in precedenza da una sentenza della Corte di Cassazione.
Come associazioni impegnate nella campagna “Liberi dai Fanghi”, vogliamo sottolineare alcuni aspetti che non hanno ricevuto la necessaria attenzione nel dibattito.
Il Decreto Genova si è occupato del solo limite relativo agli idrocarburi “pesanti”, individuati dalla sigla C10-C40, ma lo ha fatto specificando che il limite si applica al fango tal quale, cioè al fango appena uscito dal depuratore. Per tutte le altre sostanze però per cui la legge prevede dei limiti, questi si applicano alla sostanza secca, che è quella che viene sparsa nei campi, e non al “tal quale” che è il fango prima di essere trattato. Un bel rompicapo, specialmente per chi deve fare i controlli.
Il criterio applicato poi, che individua la cancerogenicità degli idrocarburi in base a parametri di concentrazione e non sulla base della tipologia (ci sono idrocarburi di origine naturale ma nei fanghi si ritrovano anche quelli di origine industriale), è contestato da molti medici e scienziati che ritengono che l’unico limite accettabile per le sostanze cancerogene sia ZERO.
Nulla ha poi cambiato il Decreto Genova né sui controlli, che sono spesso scarsi e poco efficaci per mancanza di risorse e personale delle strutture pubbliche che li dovrebbero fare; né sulla procedure di autorizzazione allo spandimento, che in tutta Italia si basano sull’ autocertificazione da parte dei trasportatori, della qualità del materiale da spargere nei campi.
Il tutto, in una situazione di tecnologie vecchie di decenni, e con impianti fognari che mischiano reflui civili e industriali, facendo sì che nei fanghi di depurazione si possa trovare di tutto. Quindi i fanghi di depurazione civile, pur contenendo materia organica utile, allo stato attuale sono spesso contaminati da varie sostanze inquinanti e pericolose, e la cosa più dannosa che si può fare è usarli per coltivare le piante che producono il nostro cibo. Infatti alcuni paesi europei hanno vietato questo uso.
Ma mentre la polemica sugli idrocarburi proseguiva, nella conversione in legge del decreto “Genova” è stato approvato alla Camera un emendamento presentato da Lega e M5S che consentirà di spandere nei campi anche fanghi contenenti diossine, PCB, cromo, arsenico, tutte sostanze cancerogene certe per l’uomo. Si tratta di sostanze che provengono da processi industriali e quindi non dovrebbero stare nei fanghi di depurazione civile, tantomeno essere depositate nei campi. Alcuni dei limiti proposti sono così alti, che se si trattasse di fanghi industriali si potrebbero smaltire solo in discariche per rifiuti industriali, dopo adeguato abbattimento degli inquinanti, mentre nell’emendamento si consente di spanderli nei campi dove si produce cibo! Ci auguriamo che questa pazzia non sia confermata al Senato, altrimenti i danni per la salute di tutti saranno irreparabili.
Lo smaltimento dei fanghi in agricoltura, a nostro parere, potrà essere fatto solo in totale sicurezza per l’ambiente e per la salute dei consumatori. Se nei fanghi rimangono sostanze nocive e persistenti che con la tecnologia attuale non si riesce a separare e recuperare, occorre che a livello nazionale e europeo si realizzi un programma di ricerca e di investimenti per ottenere una reale depurazione, e non una circolarità che spesso si traduce nello spargimento di sostanze nocive per ogni dove, come la vicenda dei fanghi dimostra.
Intanto, in attesa che il parlamento modifichi il contenuto del decreto, i fanghi dovranno continuare ad essere inertizzati e smaltiti in discarica, perché se un prodotto della nostra civiltà è dannoso, non si può far finta di nulla oppure nascondersi dietro gli alti costi di smaltimento.

Liberi dai Fanghi, Pontedera 2 novembre 2018

La campagna «Liberi dai fanghi» è promossa da:

Associazione “Chiodo fisso – dare voce a chi non ha voce”

Associazione “Eliantus – volontari per l’ambiente”

Associazione “Orizzonte comune”

Coordinamento Gestione Corretta Rifiuti Valdera
Legambiente Valdera

Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, coordinamento provinciale di Pisa

Medicina Democratica
Slow Food Valdera

TAT movimento tutela ambiente e territorio Montefoscoli

WWF alta Toscana

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Campagna Puliamo il Mondo 2018

prossime date

 

 

30 associazioni, cattoliche e laiche, hanno aderito alla nostra campagna “Puliao il Mondo” per l’integrazione e l’abbattimento delle barriere culturali e sociali

Come vedrete (https://www.legambiente.it/puliamo-il-mondo-dai-pregiudizi) ci sono i gruppi scout, le associazioni che si occupano di migranti, comunità straniere, richiedenti asilo politico, ma anche di detenuti, disabilità, salute mentale, discriminazione basata sull’orientamento sessuale.

 

Il circolo Legambiente della Valdera organizza con i comuni una serie di iniziative:

locandina pontedera

 

 

 

 

 

Dodomenica 30 settembre Puliamo il mondomenica 30
a Bientina (ritrovo ore 9 al campo sportivo di Castelvecchio) insieme a Legambinete Capannori ed al WWF

a Calci (ritrovo ore 10,  piazza del Comune) insieme a Legambiente Pisa

aspettiamo ..

 

Ricordiamo anche la raccolta firme “Welcoming Europe” (www.welcomingeurope.it) per una diversa politica dell’accoglienza in Europa.