IL TAGLIO MIGLIORE È QUELLO CHE NON SI VEDE

Come ogni inverno arriva quel momento in cui le municipalità decidono di avviare i lavori di potatura del proprio patrimonio arboreo. Tali lavori sono affidati, se si tratta di grandi città, a servizi interni al comune, se invece si tratta di piccole realtà, agli enti che hanno vinto le apposite gare di appalto. Il risultato, spesso in entrambi i casi, sono alberi capitozzati. Pontedera non è da meno ed ha iniziato da qualche settimana i lavori di potatura del proprio patrimonio arboreo, con risultati che parlano da soli.


Figura 1 e 2: Potature in Piazza Vittime dei Lager Nazisti.

Piazza Vittime dei Lager Nazisti è vicino la nostra sede in via Fiumalbi e la potatura degli alberi di questa piazza è avvenuta il 31 gennaio 2023. Le due foto sopra riportate non mostrano un prima-dopo, ma rappresentano due alberi di piazza Vittime dei Lager Nazisti dopo la potatura. Abbiamo scelto queste due foto da noi scattate, per sottolineare che le potature sono spesso fatte senza alcun criterio. Perché l’albero di sinistra è stato capitozzato, mentre l’albero rappresentato a destra non ha subito lo stesso trattamento? Con quale criterio si decide che un albero deve essere capitozzato e un altro invece no? Questo dovrebbe far riflettere sulla professionalità di chi effettua le potature dei nostri alberi.

Ma vediamo che cosa è la capitozzatura, pratica giustamente demonizzata dagli esperti ai lavori.

La capitozzatura è il taglio indiscriminato del fusto e delle branche di un albero, spesso giustificata con le frasi “l’albero era troppo alto”, “l’albero era pericoloso” oppure “almeno l’albero si rinforza”. Ma questi tagli spesso rendono l’albero ancora più pericoloso e indebolito. Vediamo i motivi.


Figura 3: alberi capitozzati in viale Rinaldo Piaggio.    

Quando si effettua un taglio importante ad una branca, l’albero risponde attivando, nella primavera successiva, le gemme definite ‘avventizie’. Queste gemme, in risposta all’importante perdita di materiale vegetativo, generano molti rami cercando di recuperare. Ahimè l’inserzione di questi rami sulla branca risulta essere molto debole e con il passare degli anni questi rami vanno a costituire un pericolo. Se poi il taglio effettuato risulta essere di discrete dimensioni (8-10 cm), l’albero non sarà capace di “cicatrizzare” la ferita attraverso l’azione naturale del collare di abscissione, posto alla base di ogni ramo. La ferita non cicatrizzata funge da porta per tutti quei patogeni (funghi, batteri e insetti) che renderanno ancora più debole la branca. Cosa abbiamo ottenuto? Molti rami e quindi

molto peso, posti su una branca con marciumi o cavità interne. É semplice capire che questa situazione non è sicura. Per mettere in sicurezza le branche capitozzate da cui si sono originati molti rami, sono poi necessari ripetuti interventi di potatura, portando così all’aumento dei costi di gestione.

La cura degli alberi in ambiente urbano deve passare dalle mani di persone formate, persone che siano consapevoli dell’importanza degli alberi in città e che sappiano che il taglio di ritorno è il giusto metodo di potatura. Il taglio di ritorno consiste nella potatura della parte terminale di un ramo o una branca con un taglio immediatamente al di sopra di un altro ramo di dimensioni paragonabili e con andamento similare a quello tagliato, in modo che questo possa fungere da punta di sostituzione (tiralinfa).

Figura 4: Esempio di taglio di ritorno (fonte: Taglio di ritorno: tecnica base di potatura)

È triste vedere che l’Italia è ancora così indietro sul verde urbano, quando paesi vicino al nostro hanno molta più sensibilità. Le istituzioni provano a risolvere il problema, con regolamenti e norme comunali, ma poi non verificano che queste siano messe in atto. Forse una giusta strategia è la sensibilizzazione dei cittadini, in modo che non siano soltanto gli addetti ai lavori o gli appassionati a chiedere spiegazioni e giustizia per il modo in cui il nostro Verde Urbano viene gestito, ma bensì un gruppo ben più ampio di persone.

E ricordate: la potatura giusta è quella che non si vede.

PRENDERSI CURA DEGLI ALBERI PER SALVARE IL CLIMA

Il 21 novembre si celebra, ormai da molti anni, la Giornata Nazionale degli Alberi per diffondere il rispetto e l’amore per la natura e per la difesa degli alberi, strumenti fondamentali per la lotta al cambiamento climatico.

Ci sono due modi di contrastare l’inquinamento da carbonio a livello planetario, il primo è quello di ridurre l’uso di combustibili fossili, lasciare sottoterra dove stanno petrolio, gas e carbone e contemporaneamente affidarsi alle energie alternative. Su questa strada gli Stati stanno procedendo con lentezza esasperante, ma i pochi risultati che si sono ottenuti sembrano vanificati dalla follia della guerra che ha riportato indietro le lancette della storia. Secondo gli scienziati non c’è più tempo, abbiamo superato il tipping point, il punto di non ritorno e questo ci pone nuovi problemi e nuove risposte. Si riscopre in particolare il ruolo delle piante, che rappresentano il secondo metodo per “decarbonizzare” l’atmosfera. Gli alberi assorbono anidride carbonica e producono ossigeno, per questo dobbiamo aumentare la copertura vegetale, nelle foreste e in ambito urbano. Ogni città deve realizzare spazi verdi, meglio se strutturati e connessi tra loro come infrastrutture verdi e corridoi ecologici, deve cioè rafforzare il suo patrimonio vegetale.

Piazza Andrea da Pontedera, Pontedera (foto Legambiente).
Piazza Giuseppe Garibaldi, Pontedera (foto Legambiente).

I benefici del verde urbano infatti sono molteplici. La vegetazione in città, oltre a ridurre la quantità di CO2, riesce ad abbattere il contenuto di polveri sottili nell’aria. Può svolgere funzioni di barriera acustica e può rappresentare una vera e propria casa per la fauna locale, promuovendo quindi la biodiversità. Mai come in questi anni abbiamo bisogno del verde urbano come elemento per la lotta ai cambiamenti climatici. Le piante e soprattutto i tetti verdi, con la propria struttura e la propria chioma riescono infatti a diminuire la velocità di scorrimento dell’acqua piovana, andando a contrastare precipitazioni sempre più abbondanti in tempi sempre minori. La vegetazione urbana riesce infine a combattere l’isola di calore estiva nelle città. È dimostrato infatti che la differenza di temperatura fra un’area verde e un’area completamente priva di vegetazione, il cosiddetto canyon urbano, si aggira fra i 2°C e gli 8°C. Perciò, in qualche modo viene un po’ mitigato l’effetto degli split dei condizionatori.

La Toscana sta investendo nel verde urbano, grazie a fondi regionali ed europei, ma come vanno le cose a livello locale? Ciclicamente si accende la discussione, da una parte quelli che avvertono come una ferita l’abbattimento dei vecchi alberi di città, dall’altra quelli che mettono in primo piano la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. È così che si prendono decisioni dettate dalle emergenze del momento ed interventi estemporanei di architetti ed urbanisti che lasciano molto a desiderare. Siamo favorevoli o contrari all’abbattimento dei pini in Piazza Garibaldi, quella che è conosciuta appunto come Piazza dei Pini? L’abbattimento dei pini e dei cedri in piazza Andrea da Pontedera ha trasformato una piazza piena di vita e di bambini che giocavano, in un deserto. Sono stati tagliati i pini della stazione, ma senza compensazioni, così in viale Piaggio, in via Dante e in altri luoghi della città. Si possono anche abbattere alberi malati o senescenti, ma rispettando un giusto e tempestivo piano di sostituzioni. La risposta non va delegata ad un singolo esperto, ma deve emergere da un serio approfondimento.

Per dare risposta al problema c’è già uno strumento fondamentale, non ci si deve affidare al carosello delle opinioni ma si deve semplicemente applicare la legge. Riguardo il verde urbano è in vigore la legge n.10/2013 (norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani). La norma, che ha l’obiettivo di aumentare il verde nei centri urbani, prevede che siano tutelate le aree verdi esistenti e le piante monumentali, prevede l’istituzione del catasto arboreo, quindi censimento e classificazione del patrimonio arboreo e l’obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato. Tale obbligo è monitorato con il ‘bilancio arboreo’, strumento per il quale i sindaci, a due mesi dal fine mandato, devono rendere noto il saldo tra il numero degli alberi già esistenti e quello delle nuove piantumazioni.

Da sottolineare che il censimento del verde è lo strumento fondamentale alla base del Regolamento del verde e del Piano comunale del verde. I tecnici redigono il Piano di manutenzione del verde, il Piano di gestione del rischio delle alberate e il Piano di rinnovo delle alberate.

Proprio in virtù di quanto detto sinora, anche gli interventi di capitozzatura degli alberi, che lasciano strade e piazze completamente prive di copertura verde, appaiono del tutto irrazionali e peggiorano sicuramente la qualità dell’ambiente e della vita nelle città. Tale pratica infatti è vietata dalla sopracitata legge, anche se purtroppo nelle nostre città, se ne continua a farne grande uso.

Pontedera, in quanto città con più di 25.000 abitanti, si è già dotata di un censimento del verde di Livello 2, che prevede la creazione di un catasto arboreo, con specifiche di ogni albero. Quello che ulteriormente chiediamo, è il semplice rispetto delle normative, che si controlli e si programmi la manutenzione delle piante, che si valorizzi e si protegga il verde urbano già esistente, senza dover assistere a quegli scempi, a cui da ormai troppi anni siamo abituati ad assistere.

COLTANO FRA NATURA, PAESAGGI E AGRICOLTURA

I TANTI PERCHÉ DEL NOSTRO NO ALLA BASE MILITARE

La costruzione della ipotizzata base militare di Coltano sottrarrebbe decine di ettari di terreni ottimi, che attualmente risultano coltivati con tecniche biologiche, in un’area che vede una percentuale di superficie
dedicata al biologico estremamente elevata (il 30% circa) e che trova poche analogie nel territorio regionale.
In un contesto di crisi come quello in cui ci troviamo e nel quale voci autorevoli stanno paventando il verificarsi di una possibile scarsità di derrate alimentari nei prossimi mesi, la produzione di cibo, soprattutto
di qualità, è una questione che assume una sempre maggiore rilevanza. L’importanza di queste produzioni va contestualizzata anche in vista di un’auspicabile riduzione della dipendenza dall’import estero. Inoltre,
proprio per il fatto che Coltano si caratterizza per questa forte presenza di produzioni biologiche, diminuirne tale peculiarità comprometterebbe uno dei compiti principali del Parco, e cioè quello di favorire tecniche
agricole rispettose della naturalità dei luoghi e moltiplicatrici di servizi ecosistemici per il territorio.
Oltre all’aspetto produttivo, anche i paesaggi agrari, con un’alternanza di campi, boschi e siepi, collegati da grandi viali, spesso arricchiti da spettacolari alberature, costituiscono un valore importante e originale di
Coltano rispetto alle altre pianure agricole della nostra regione e di tutto il Paese, che spesso si caratterizzano per paesaggi uniformi, semplificati e che hanno perso quasi ogni caratteristica di naturalità. Va evidenziato inoltre che questa preziosa trama rurale, al margine delle superfici boscate, costituisce un ecotono di enorme valore paesaggistico e naturalistico, scrigno insostituibile per molte specie d’interesse conservazionistico.
Ciò che contraddistingue, infatti, Coltano e che forse non è ancora di pubblico dominio è la presenza di una elevata biodiversità in ambiente agrario, elemento che sta diventando sempre più uno degli obiettivi
(pilastri) delle politiche comunitarie in campo agro/ecologico, in ragione proprio della progressiva perdita di biodiversità negli ambienti coltivati con modalità tradizionali e intensive in tutta Europa. Al riguardo, gli studi
più recenti sul declino degli insetti e degli uccelli nei Paesi della UE, hanno individuato proprio nei territori intensamente coltivati, la maggior perdita di specie. Non solo. Pur con una funzione agricola prevalente, Coltano ospita ancora un insieme di aree boscate di elevato valore naturalistico, in prevalenza latifoglie, che sono la testimonianza delle più estese foreste che popolavano le nostre pianure nei secoli passati, insieme a zone umide che seppur di limitata estensione (e talvolta con allagamenti limitati al periodo invernale e primaverile), ospitano un insieme di piante, uccelli, anfibi e rettili, macro/invertebrati (farfalle, libellule, coleotteri), ribadiamo: di grande valore conservazionistico.
Nelle aree boscate più integre, ma anche e soprattutto negli immediati dintorni delle poche aree urbanizzate, come fuori dal recinto dell’Ex Centro Radar, si possono osservare specie e fitocenosi interessanti che danno piena testimonianza di una naturalità diffusa. Molte di queste specie sono documentate in studi dell’Università di Pisa, nel Piano di Gestione dei boschi della Tenuta (2009-2018), negli studi del Centro
Ornitologico Toscano per quanto riguarda l’avifauna, e, più recentemente, anche del Comitato per la difesa di Coltano che ha documentato in maniera approfondita l’importanza della Tenuta per il birdwatching. Ad esempio, sia in alcune aree non interessate dall’attività agricola, sia all’interno e sulle sponde dei canali di bonifica, sono presenti specie igrofile importanti. In questi ambienti, aree umide spesso anche di ridotte dimensioni con piccoli canneti e alberature ripariali, ospitano uccelli, pesci e rettili legati agli ambienti acquatici che, tanto a livello regionale quanto nazionale, risultano sempre più minacciati, sia per quanto riguarda la superficie occupata, sia in relazione alla qualità del loro stato di conservazione. Proprio per la presenza di questi preziosi elementi di naturalità, che convivono finora armonicamente con le attività agrosilvopastorali, si ritiene che in presenza di un eventuale o parziale regresso di tali pratiche rurali, possa plausibilmente verificarsi – senza choc ecologici – un processo spontaneo di rinaturalizzazione. Alla luce di ciò, si ritiene, inoltre, che eventuali interventi di “habitat restoration”, mirati a ricreare ecosistemi naturali capaci di ospitare specie di animali e piante di interesse conservazionistico potrebbero essere coronati da successo.
Risulta così di tutta evidenza come Coltano presenti tutte quelle caratteristiche e peculiarità per poter consolidare e sviluppare le proprie componenti naturalistiche, con interventi da realizzare col pieno accordo degli agricoltori, cercando, ad esempio, di cogliere l’occasione che si verificherà con la pubblicazione dei prossimi bandi comunitari. Non solo per ripristinare alcuni habitat degradati e migliorare quelli esistenti, ma anche e soprattutto ricreare, ove possibile, boschi planiziali e zone umide fondamentali per la conservazione della natura nel Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Diversamente,
riteniamo verosimile che lo stravolgimento degli agroecosistemi che si verificherebbe a seguito della scellerata costruzione della base militare costituirebbe un ostacolo insormontabile per la tutela e
rinaturalizzazione di Coltano.
Infine, l’ambientalismo scientifico non può dimenticare il grande tema della fruizione. Se questi interventi si accompagneranno, infatti, al miglioramento della rete sentieristica, da sviluppare utilizzando la viabilità rurale esistente compatibilmente con le emergenze biotiche, evitando al contempo la realizzazione di strutture pesanti in asfalto, cemento o altro (strade bianche e strade inerbite, sentieri interni alle aree boscate, margini dei campi percorribili), sarà possibile sviluppare il turismo naturalistico. Un turismo verde, responsabile e sostenibile, che potrà integrare e arricchire di contenuti il turismo rurale, già significativo per alcune aziende della Tenuta, creando nuove occasioni di reddito e di conoscenza del territorio, da custodire come esempio cristallino della convivenza feconda fra uomo e natura.

Legambiente Toscana
Circolo Legambiente Pisa
Legambiente Valdera ETS
Legambiente Versilia

manifestazione “NoBase” a coltano

“Nessuna base per nessuna guerra”, questo lo slogan di Movimento NoBase, né a Coltano né altrove, che giovedì 2 Giugno ha riunito 10mila manifestanti, arrivati da tutta Italia, per protestare contro il progetto della base militare a Coltano.

Il progetto, promosso dal Ministero della Difesa, è stato approvato dal governo che ha pubblicato, il 23 marzo, un decreto legato al PNRR. Il decreto mira ad accelerare alcuni progetti particolarmente complessi, per favorire le opere legate alla difesa nazionale. Le decisioni sull’area di Coltano sono state prese senza preavviso e con scarse comunicazioni alle istituzioni del territorio: di fatto una decisione imposta dal governo.

Il progetto prevede di raggruppare il Gruppo di Intervento Speciale dei Carabinieri (Gis), il 1° Reggimento Paracadutisti “Tuscania” e il Centro Cinofilo dell’Arma. I piani del Ministero della Difesa sono quelli di allargare l’area militare dismessa dell’ex centro radar (dove Guglielmo Marconi nel 1931 fece partire il segnale che fece illuminare il Cristo Redentore a Rio de Janeiro) per occupare un territorio di 730mila metri quadrati, includendo nell’area anche la Villa Medicea costruita del 1586. Secondo le previsioni, nella base sarebbero costruiti i nuovi comandi dei reggimenti, due poligoni di tiro, edifici per l’addestramento del personale militare, magazzini, uffici, oltre che un laboratorio, 18 edifici residenziali e una pista di atterraggio per gli elicotteri. Una significativa parte dei nuovi edifici dovrebbe essere realizzata all’interno del Parco regionale Migliarino-San Rossore-Massaciuccoli, in una zona definita ”agricola di recupero ambientale”, sottoposta a vincoli ambientali. Costo stimato dell’opera? circa 190 milioni di euro.

Per questo migliaia di persone e decine di bandiere, fra cui Legambiente Italia e Legambiente Valdera, dopo una raccolta di 100mila firme, si sono date appuntamento giovedì 2 giugno, alle ore 14.30 di fronte alla Villa Medicea. Il corteo ha poi proseguito in un percorso ad anello all’interno dei confini del Parco naturale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli. Ma niente è perduto, il “Movimento NoBase, né a Coltano né altrove” continua la mobilitazione e verranno sicuramente messi in agenda incontri con il Governo, la Regione e il Comune di Pisa.

GREENPEACE ITALIA, LEGAMBIENTE E WWF

ENERGIA: SOLUZIONE NON È RIAPRIRE CENTRALI A CARBONE

L’ALTERNATIVA VERA SONO FONTI RINNOVABILI ED EFFICIENZA ENERGETICA, BISOGNA AGIRE IN MODO STRATEGICO

Di fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas, alla guerra e ai possibili problemi di approvvigionamento, occorre reagire in modo strutturale e non con soluzioni a volte false, a volte inammissibili, a volte facili (forse), ma che sicuramente rischiano di perpetuare i problemi e non risolverli. 

È questo l’appello che lanciano Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia rispondendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi che oggi ha parlato della possibilità di riaprire in Italia le centrali a carbone per compensare l’eventuale calo delle importazioni di gas dalla Russia. Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata: energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile. È di tutta evidenza che in tempi di carenza di energia, il primo passo è usare l’energia al meglio e risparmiarla: questo però deve diventare non un atteggiamento momentaneo, ma una priorità permanente. Dal lato delle fonti alternative, se gli operatori energetici, non un’associazione ambientalista, si dichiarano in grado di installare 60 GW di rinnovabili in 3 anni, a patto che si velocizzino al massimo le pratiche autorizzative, sarebbe davvero assurdo che dal Governo non si cogliesse la palla al balzo e non si mettesse su una task force per individuare le modalità e aiutare la pubblica amministrazione a dare risposte alle richieste pendenti. Questa dovrebbe essere la priorità assoluta, con l’obiettivo di approvvigionarci interamente da fonti rinnovabili entro il 2035: si può fare, è un obiettivo che altri Paesi si sono già posti. È la vera e l’unica garanzia di indipendenza energetica perché non dipendente da combustibili importati, ancorché fossili.

La soluzione falsa è quella del cosiddetto gas nazionale: la retorica inutile e dannosa che vuole il via allo sfruttamento intensivo e massiccio delle estrazioni di gas sul nostro territorio e nei nostri mari. Come dimostrato in una nota tecnica del WWF sul Gas Nazionale, anche volendo sommare tutte le riserve nazionali, incluse quelle difficilmente estraibili a causa di costi economici ed energetici poco sostenibili, l’Italia avrebbe al massimo riserve di gas per 111,588 miliardi di m3. Dal momento che il nostro paese consuma (C) circa 75-76 miliardi di m3 /anno, anche sfruttando tutte le riserve (poco realistico) queste sarebbero in grado di coprire appena un anno e mezzo della domanda di gas nazionale. (Un tema, quello della insensata corsa al gas, sviluppato anche in questo report di Legambiente. Inoltre, il gas nazionale non sarebbe per forza destinato al mercato nazionale e non farebbe alcuna differenza dal lato dei prezzi, a meno che non si voglia nazionalizzarlo. Una accelerazione spinta sulle rinnovabili avrebbe anche effetti occupazionali netti positivi come dimostrato dallo scenario commissionato da Greenpeace Italia

La soluzione inammissibile è la riapertura delle centrali a carbone: l’Italia gioca non solo la sua credibilità, ma anche molte delle sue riduzioni di gas serra che deve attuare sul rispetto dell’impegno di chiudere tutte le centrali a gas entro il 2025. Le centrali a carbone vanno chiuse senza se e senza ma, i tentativi dei soliti noti che cercano di riportare in auge persino il peggior combustibili fossile, un vero e proprio killer non solo del clima, ma anche della salute umana e delle attività economiche, si scontra con la sofferenza decennale degli abitanti dei territori su cui le centrali insistono. Tutti gli amministratori, indipendentemente dal colore politico, vogliono che centrali si chiudano: e vanno chiuse. 

La soluzione facile (forse) ma sicuramente nel senso sbagliato è quella dell’aumento delle infrastrutture per il gas: sarebbe uno spreco di risorse, immobilizzate in un combustibile fossile quando la decarbonizzazione va invece accelerata. Ma non è solo una questione ambientale: noi attualmente abbiamo infrastrutture sovradimensionate, oggi i rigassificatori che abbiamo li paghiamo in bolletta perché sono sottoutilizzati. Il MITE dovrebbe informarsi e usare al meglio le strutture esistenti prima di parlare di nuovi rigassificatori che saranno disponibili, a essere super-ottimisti, tra 5 anni. Noi oggi dobbiamo minimizzare le infrastrutture che rischiano di immobilizzare i soldi da destinare invece alla transizione energetica.

Per Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, di fronte alla grave crisi internazionale attuale, e alla gravissima crisi climatica che ci colpisce già, ma che rischia di diventare ingestibile con l’aumento della temperatura – ce lo ricorderà con dati aggiornati e ulteriormente preoccupanti l’IPCC, lunedì 28 alle 12 – siamo a un bivio: non dobbiamo assolutamente scegliere la strada di spendere tanto per perpetuare i problemi attuali, bensì imboccare decisamente la strada del futuro. 

Ufficio stampa Greenpeace Italia: Felice Moramarco 348 763 0682 

Ufficio stampa Legambiente: Luisa Calderaro 349.6546593

Ufficio stampa Wwf Italia: Giulia Ciarlariello g.ciarlariello@wwf.it 334.6151811

ESCURSIONE GUIDATA DOMENICA 27 FEBBRAIO ANELLO LA ROTTA-MONTECASTELLO

DESCRIZIONE: Un percorso che si snoda tra le colline e i paesaggi rurali della Valdera; ci troveremo immersi in boschi di querce, pini ed erica, arbusti di corbezzolo ed ornielli: una grande varietà di vegetazione e di paesaggi … ad un passo dalla città!
DIFFICOLTA’ (T – E – EE): E, escursione adatta a famiglie e bambini abituati a camminare.
LUNGHEZZA: circa 8 km.
DISLIVELLO: 300 m circa in salita e altrettanti in discesa. Dopo la salita che giunge a Montecastello (132 m s.l.m.), primo tratto dell’escursione, raggiungeremo la valle del R.Lama, per poi risalire nuovamente verso P. Pino (137m s.l.m.)
DURATA: Tutta la giornata, con rientro alle auto entro le 16,30. Pranzo al sacco a cura dei partecipanti.
PERCORSO: Itinerario ad anello. Percorso di interesse naturalistico e paesaggistico.
GUIDA: Francesco Morelli
RITROVO: ore 9.30 nel parcheggio antistante il Cimitero di La Rotta, in Via di San Gervasio, in prossimità dell’incrocio con Via del Pietriccio.
Abbigliamento consigliato: abbigliamento stagionale adatto a camminare all’aperto, pantaloni lunghi e scarpe da trekking.
Pranzo: al sacco a carico dei partecipanti.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO SABATO 26 FEBBRAIO (entro le ore 15) o comunque fino a esaurimento dei posti disponibili. Solo per email. Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione sempre per email.
PARTECIPANTI: è previsto un numero massimo di 25 partecipanti.
PRENOTAZIONI: 
cristina@legambientevaldera.it
carlogalletti1@virgilio.it
IN CASO DI MALTEMPO: l’escursione sarà spostata a data successiva, avvisando personalmente tutti quelli che hanno prenotato l’escursione.
INFO: Carlo 338 6716062
BAMBINI: percorso adatto ai bambini se abituati a camminare: tenete presente la lunghezza del percorso.
CANI: E’ preferibile non portarli, per la presenza di animali selvatici, cani da pastore e biker.
COSTO: L’escursione è riservata ai soci Legambiente di qualsiasi circolo. Saranno ammessi non iscritti nel caso ci siano posti non prenotati dai soci, con un contributo di 5 euro. E’ possibile rinnovare la tessera per il 2022 la mattina dell’escursione, prenotandola quando si prenota l’escursione. Vi ricordiamo le nuove condizioni per la partecipazione alle escursioni nel 2022. Continueranno ad essere gratuite per i soci Legambiente tutte le uscite nel territorio della provincia di Pisa, mentre chiederemo un contributo di 5 Euro per quelle fuori provincia; tutte le uscite continueranno ad essere gratuite per i minori, che dovranno però essere iscritti all’associazione, a condizioni speciali, perché siano coperti dalla nuova assicurazione. Il costo della tessera rimane  invariato a 20 euro (15 euro tessera giovani) e dà diritto a una escursione gratuita fra quelle per cui sarà richiesto il contributo, e alla partecipazione gratuita a tutte le uscite in provincia di Pisa. I contributi richiesti ci consentono di avere a disposizione un’assicurazione per i soci del circolo dedicata alle escursioni, con una copertura più ampia (quella garantita dalla tessera, si limita agli eventi avversi più estremi).
REGOLE DA SEGUIRE: riepiloghiamo le regole principali da seguire per effettuare in sicurezza le escursioni. Le seguenti regole sono dettate dalla necessità di poter effettuare le iniziative previste nel rispetto della salute e della sicurezza di tutti i partecipanti e delle guide. Ci affidiamo alla vostra responsabilità ed al rispetto delle regole e delle altre persone presenti.
– La richiesta di prenotazione dovrà avvenire solo per posta elettronica (e dovrà contenere nome e cognome di tutti i partecipanti e numero di cellulare di riferimento)
– Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione solo per posta elettronica.
– I numeri di telefono disponibili servono solo per delucidazioni/info riguardo le caratteristiche/difficoltà dell’escursione. (Carlo 338 6716062).
– Nel caso subentri l’impossibilità di partecipare ad un evento già confermato per mail, si prega gentilmente di darne tempestiva comunicazione in modo da dare ad altri la possibilità di partecipare.
– E’ fatto obbligo, all’inizio ed alla fine dell’escursione, dell’uso del gel igienizzante e delle mascherine protettive. Si prega gentilmente di dotarsi di entrambi.
– Le mascherine potranno essere abbassate nelle fasi di cammino ma obbligatoriamente utilizzate durante le soste per le spiegazioni e quando la distanza interpersonale è minore di 2 metri.
– Durante l’intera uscita la distanza interpersonale dovrà essere mantenuta non inferiore ai 2 metri, fatto salvo i nuclei familiari conviventi.
– In presenza di febbre o affezioni respiratorie non si può partecipare all’escursione. 

ESCURSIONE GUIDATA DOMENICA 9 e 16 GENNAIO SAN ROSSORE – FRA LA STERPAIA E IL FIUME MORTO

DESCRIZIONE: mentre stiamo preparando il programma delle escursioni 2022, anticipiamo una uscita in un’area di San Rossore aperta al pubblico dopo le più recenti modifiche al regolamento di accesso. Un percorso facile, per ricominciare a camminare dopo il relax delle feste, senza rinunciare a paesaggi unici e suggestivi come quelli offerti dalla Tenuta di San Rossore nella parte settentrionale, fra la Sterpaia e il Fiume Morto.
DIFFICOLTA’ (T – E – EE): T; escursione adatta a famiglie e bambini.
LUNGHEZZA: circa 5 km.
DISLIVELLO: nessuno.
DURATA: solo la mattina, con rientro alle auto entro le 13.
E’ possibile pranzare in uno dei ristoranti del Parco; i partecipanti possono prenotare autonomamente qualche giorno prima dell’escursione. Questi i recapiti:

  • Ristorante Da Poldino a Cascine Vecchie, tel. 050 9911212
  • Ristorante La Sterpaia, tel. 340 880 6864 (raggiungibile a piedi dal punto di partenza e di arrivo dell’escursione)
  • Ristorante L’Ippodromo, tel. 050 533180

RITROVO: alle 9,45 al parcheggio della Sterpaia: dal viale delle Cascine da cui si accede a San Rossore dall’Aurelia, si seguono le indicazioni per  l’Ippodromo (girando a destra quando si arriva al primo incrocio dopo il bosco); si supera l’Ippodromo e si prosegue per il grande viale che attraversa il Fiume Morto e finisce in prossimità dei grandi edifici della Sterpaia; si parcheggia ai due lati della strada.
PERCORSO: Percorso di interesse naturalistico e paesaggistico. Itinerario ad anello.
GUIDA: Valeria Neri
RACCOMANDAZIONI:
Evitare pantaloni di felpa, consigliati tessuti tecnici o jeans; vestirsi a strati per potersi adeguare alle variazioni di temperatura; scarponi da trekking, acqua, snack, giubbotto. Consigliato il binocolo. Lungo il percorso non ci sono punti di ristoro ma alla partenza è aperto il bar alla Sterpaia; si prega di arrivare in anticipo se si vuole usufruire del bar.
CONDIZIONI PARTICOLARI: E’ previsto un numero massimo di 18 partecipanti e un numero minimo di 8 partecipanti. In caso di richieste superiori alla disponibilità, ripeteremo l’uscita la domenica successiva; nel caso il numero di partecipanti sia inferiore a 8, l’escursione non sarà effettuata. ATTENZIONE: Le norme attuali prevedono l’obbligo di indossare la mascherina lungo tutto il percorso.
BAMBINI: sì, si tratta di un percorso facile e non troppo lungo.
CANI: meglio non portarli, per la presenza di fauna e le caratteristiche degli ambienti attraversati.
COSTOL’escursione è riservata ai soci Legambiente di qualsiasi circolo. Saranno ammessi non iscritti nel caso ci siano posti non prenotati dai soci, con un contributo di 5 euro. E’ possibile rinnovare la tessera per il 2022 la mattina dell’escursione, prenotandola quando si prenota l’escursione. Vi ricordiamo le nuove condizioni per la partecipazione alle escursioni nel 2022. Continueranno ad essere gratuite per i soci Legambiente tutte le uscite nel territorio della provincia di Pisa, mentre chiederemo un contributo di 5 Euro per quelle fuori provincia; tutte le uscite continueranno ad essere gratuite per i minori, che dovranno però essere iscritti all’associazione, a condizioni speciali, perché siano coperti dalla nuova assicurazione. Il costo della tessera rimane  invariato a 20 euro (15 euro tessera giovani) e dà diritto a una escursione gratuita fra quelle per cui sarà richiesto il contributo, e alla partecipazione gratuita a tutte le uscite in provincia di Pisa. I contributi richiesti ci consentono di avere a disposizione un’assicurazione per i soci del circolo dedicata alle escursioni, con una copertura più ampia (quella garantita dalla tessera, si limita agli eventi avversi più estremi).
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO SABATO 9 GENNAIO (entro le ore 15) o comunque fino a esaurimento dei posti disponibili. Solo per email. Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione sempre per email.
PRENOTAZIONIcristina@legambientevaldera.itcarlogalletti1@virgilio.it
IN CASO DI MALTEMPO: l’escursione sarà spostata a data successiva, avvisando personalmente tutti quelli che hanno prenotato l’escursione.
INFO: Carlo 338 6716062
REGOLE DA SEGUIRE: riepiloghiamo le regole principali da seguire per effettuare in sicurezza le escursioni. Le seguenti regole sono dettate dalla necessità di poter effettuare le iniziative previste nel rispetto della salute e della sicurezza di tutti i partecipanti e delle guide. Ci affidiamo alla vostra responsabilità ed al rispetto delle regole e delle altre persone presenti.
– La richiesta di prenotazione dovrà avvenire solo per posta elettronica (e dovrà contenere nome e cognome di tutti i partecipanti e numero di cellulare di riferimento) scrivendo a cristina@legambientevaldera.itcarlogalletti1@virgilio.it.
– Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione solo per posta elettronica.
– I numeri di telefono disponibili servono solo per delucidazioni/info riguardo le caratteristiche/difficoltà dell’escursione. (Carlo 338 6716062).
– Nel caso subentri l’impossibilità di partecipare ad un evento già confermato per mail, si prega gentilmente di darne tempestiva comunicazione in modo da dare ad altri la possibilità di partecipare.
– E’ fatto obbligo, all’inizio ed alla fine dell’escursione, dell’uso del gel igienizzante. Occorre indossare la mascherina protettiva per tutta la durata dell’escursione. Si prega gentilmente di dotarsi di entrambi.
– Durante l’intera uscita la distanza interpersonale dovrà essere mantenuta non inferiore ai 2 metri, fatto salvo i nuclei familiari conviventi.
– In presenza di febbre o affezioni respiratorie non si può partecipare all’escursione. 

PECCIOLI RADDOPPIA LA DISCARICA E CANDIDA LA VALDERA A CAPITALE DEI RIFIUTI

Una quantità di cinque milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti: una vera e propria montagna, è destinata a essere collocata in Valdera, a seguito del progetto del comune di Peccioli sostenuto dalla Regione, di aumento volumetrico della discarica di Legoli. 

Discarica della Belvedere spa a Legoli

E’ sostanzialmente il raddoppio dell’attuale discarica, un incremento che per i decenni a venire conferma la Valdera e la parte meridionale della provincia di Pisa come il principale sito di smaltimento di rifiuti della Regione. Poco più del 3% del territorio regionale in cui sono stati smaltiti finora il 50% dei rifiuti urbani e speciali dell’intera Regione, manterrà in futuro questo ruolo, anche a seguito degli ampliamenti di altri impianti: volumi meno imponenti rispetto a quello di Peccioli ma che sommati fra loro continueranno a fare della Valdera la destinazione finale di quello che l’economia circolare e la transizione ecologica non riusciranno a recuperare: amianto a Chianni, rifiuti urbani e speciali a Gello e a Scapigliato (nel comune di Rosignano ma vicino a Santa Luce), senza dimenticare l’ampliamento della discarica di Bulera nel comune di Pomarance, che “ospita” rifiuti industriali e pericolosi con un grande via vai di TIR sulle strade della Valdera e della Val di Cecina. E senza dimenticare i cospicui smaltimenti illegali, in alcuni comuni della Valdera, di fanghi di depurazione e di KEU (derivato dai fanghi conciari), al centro di indagini e azioni giudiziarie.

A ridosso delle festività e in un clima di preoccupazione per gli sviluppi dell’epidemia di COVID, la notizia del raddoppio della discarica pecciolese rischia di passare inosservata: a metà gennaio scadono i termini per presentare osservazioni sull’ampliamento, in un contesto che vede la Toscana carente di un Piano Regionale sui rifiuti. Piano in realtà in fase di elaborazione, ma curiosamente anticipato da tutti gli ampliamenti citati, di cui quello della discarica di Legoli è il più importante.

Questa “politica dei rifiuti” basata sull’ampliamento delle discariche esistenti, sostenuta da alcune amministrazioni locali e dalla Regione, che anticipa e condiziona l’elaborazione del Piano Regionale, che effetto avrà sull’altra Valdera, quella delle produzioni agricole di qualità, del turismo e dell’artigianato? Quella di tante imprese e di lavoratori che puntano sullo sviluppo locale e sulle qualità del territorio? 

Cosa ne pensano le altre amministrazioni locali, le forze politiche e sociali? 

Noi crediamo che sia necessario fermare questo nuovo ampliamento in attesa del Piano Regionale, che dovrà assumere il compito di gestire i rifiuti con priorità nei territori in cui vengono prodotti, mettendo fine alla creazione di poli di smaltimento di rilevanza regionale: ognuno si assuma le proprie responsabilità in base anche al reddito che certe produzioni garantiscono, e i cui scarti non recuperabili non possono condizionare il futuro di altri territori che hanno scelto una strada diversa.

Pontedera, 1/1/2022

Il Direttivo di Legambiente Valdera