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KEU: È URGENTE LA BONIFICA DEI SITI INQUINATI

Non molti giorni fa all’apertura dell’anno giudiziario il Procuratore Generale di Firenze ha citato come situazione di preoccupazione quella del KEU, sottolineando il fatto, molto grave:
“i risultati delle analisi delle acque di falda, hanno mostrato il contatto con i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati”.


Lo studio coordinato dal dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa un anno fa, su campioni di KEU in varie condizioni, parla di impatto elevato in condizioni d’umidità relativa e presenza
di ossigeno, in quanto il KEU subisce trasformazioni con produzione di cromo esavalente.
Il cromo esavalente è cancerogeno.


Se si mettono insieme questi due fatti incontestabili, come Legambiente Valdera, ripetiamo ancora una volta che siamo preoccupati e chiediamo il prima possibile, la rimozione totale del KEU in Valdera e la bonifica dei siti inquinati.


Non si possono dimenticare, infatti, i cumuli di terra e KEU del Green Park, circondati dall’acqua, durante i temporali e l’alluvione agli inizi di novembre scorso.


Quasi tre anni fa la Toscana ha scoperto di avere molti luoghi inquinati da questo prodotto del comprensorio del cuoio.
I materiali edili riciclati con il KEU sono stati trovati dalle inchieste partite da tempo sotto le strade, la regionale n.429 Empoli-Castelfiorentino e la provinciale n.7 nei pressi di Arezzo,in un’area a
Massarosa, a Pisa sia nell’area ex Vacis, che dentro l’aeroporto militare, a Crespina in un cantiere dell’acquedotto, negli impianti di riciclaggio Le Rose del materiale edile del KEU a Bucine e a Pontedera nella lottizzazione Green Park.


Addirittura – in base a quanto riportava tempo fa la stampa, rilevato da intercettazioni telefoniche – ci sarebbero stati tentativi (per fortuna falliti) di “esportare” il KEU anche sul Monte Serra, allorché,
dopo l’incendio del 2018, alcuni imprenditori di Santa Croce oggi sotto processo, con un’azione di greenwashing, si offrirono di piantare 10.000 ulivi, fertilizzandoli con le ceneri contenenti KEU.
[https://www.gonews.it/2021/04/19/fertilizzante-inquinato-ulivi-conciatori-incendio-monte-serra/]
Allo scoppiare dello scandalo, il problema sembrava allora affrontabile in un tempo ragionevole:
l’assessora all’ambiente Monni dichiarò da subito che tutti i siti sarebbero stati messi in sicurezza e poi bonificati in tempi brevi.
Il problema è che queste dichiarazioni si sono ripetute varie volte all’anno per tre anni e non è successo niente.
Solo l’area appartenente all’aeroporto militare è stata bonificata in pochi mesi, alla fine dell’estate del 2021 e a carico della Difesa, altrimenti l’aeroporto civile si sarebbe fermato perché la torre antinebbia si trova nell’area KEU.


E’ bene dire, però, che a Pontedera siamo a conoscenza della presenza di materiale “pericoloso” nell’area del Green Park fin dal 2017 e pian piano abbiamo capito della gravità della situazione; ci sono delibere dell’amministrazione comunale a dimostrarlo, oltre il blocco del cantiere.
Nei sette anni trascorsi da quando si è saputo che a Pontedera c’era un’area contaminata con rifiuti tossici, a parer nostro, l’amministrazione comunale non è riuscita a disinquinarla.
Anzi, rimane un mistero che, in presenza di un mega impianto per la gestione di rifiuti tossici come la Ecofor service, i proprietari del Green Park e il Comune non si siano resi conto che la salute dei cittadini era importante più delle loro diatribe:
prima si minimizza il danno ambientale e quello alla salute dei cittadini (il Sindaco è responsabile della salute pubblica) e poi ci si rivale sul proprietario; ci sono molti mezzi legali per farlo.
Grandi responsabilità hanno anche i proprietari: devono costruire case sicure e essere accorti negli acquisti dei materiali; invece spesso accade che, per risparmiare, si costruisca con qualsiasi materiale.
Il KEU è prodotto da rifiuti al cromo delle concerie, certificato come riciclabile negli anni passati da chi lo produceva (codice CER 190112), riportato tale dall’Arpat (vedi Arpatnews n.113 del maggio 2013).
Anche il ruolo di controllo della Provincia di Pisa in questa faccenda andrebbe approfondito.


Il punto è proprio questo e, a tal proposito,facciamo nostre le parole del Procuratore Squillace Greco.
“una prassi abusiva particolarmente pericolosa e dannosa per l’ambiente, ovverosia quella di declassificare i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati, facendoli figurare come rifiuti recuperabili nella lavorazione di materiali inerti per l’edilizia, così da consentire un occultamento dei rifiuti più inquinanti provenienti dal comparto conciario e dal comparto orafo e causare anche gravi eventi di inquinamento ambientale”.

Pontedera 10/02/2024
Il Direttivo di Legambiente Valdera

STIAMO TAGLIANDO IL RAMO SU CUI SIAMO SEDUTI

Stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti.
Questo titolo può essere la sintesi di ciò che ci dice l’ultimo rapporto dell’Ispra sul consumo di suolo presentato l’altro ieri a Genova e consultabile sul sito ISPRA.
( https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo)
Globalmente si condividono gli obiettivi dell’agenda 2030 circa la necessità di mantenere un suolo naturale, non solo per l’agricoltura ma per tutti i servizi ecosistemici che il suolo naturale ci dona, purtroppo in Italia continuiamo imperterriti a cementificare, asfaltare e snaturalizzare il nostro territorio.


Il rapporto ci dice che “Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km 2 , il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari.


Stiamo compromettendo tutte quelle funzioni ecosistemiche che il suolo svolge, ad esempio la mitigazione del clima: nelle aree urbanizzate si riscontra un aumento medio della temperature di +4 gradi, a Firenze fino a +6 . Per non parlare poi dell’importanza del suolo integro e permeabile nel controllo delle esondazioni: Ricordiamoci cosa è successo in Romagna. E, per paradosso, molte aree, dove si continua a consumare suolo, sono in zone a rischio alluvione, vedi Green park a Pontedera o le nuove revisioni lungo al Chiesino.
Ultimamente la logistica, che ci vuole consegnare i pacchi all’istante, sta invadendo le nostre campagne; capannoni enormi che non vanno a sostituire l’esistente abbandonato, ma distruggono suolo agricolo e naturale; quando, anche il rapporto ISPRA/SNPA, ci dice che abbiamo un enorme patrimonio di edifici dismessi ed in degrado.


Il Circolo Legambiente Valdera e il Circolo Laudato Sì Valdera, come tanti cittadini, sono preoccupati perché in Valdera con il nuovo piano strutturale intercomunale approvato recentemente si sta
continuando nella direzione sbagliata, prevedendo enormi superfici di suolo vergine da impermeabilizzare con parcheggi, capannoni e centri commerciali.

Per avere un’idea dell’impatto ambientale di tali scelte basta vedere la mappa di Pontedera estratta dal PSIV dove le aree colorate sono già urbanizzate e quelle tratteggiate sono di nuova previsione.

Mentre a nostro avviso servirebbe cambiare rotta seguendo anche le direttive europee come quella sul ripristino di aree naturali la cosiddetta Nature Restoration Law che ci chiede di cercare di ripristinare aree naturali per tutti i benefici che ne consegue in termini di servizi ecosistemici.
Il Suolo insieme ad acqua ed aria sono bene primari ed essenziali per la vita delle comunità viventi a cui anche noi apparteniamo, il suo degrado porterà di conseguenza degrado sociale e povertà.
Adesso il piano strutturale della Valdera si attuerà nei vari comuni con i piani operativi comunali (POC);
invitiamo tutti i consigli comunali, che dovranno definire ed approvare questi piani operativi a ripensare le previsioni del piano strutturale per invertire la rotta per mirare verso gli obiettivi dell’agenda 2030 per una vera tutela di un bene non rinnovabile quale è il suolo naturale.

Pontedera 26 ottobre 2023
Circolo Legambiente Valdera
Cicolo laudato Sì Pontedera
Valdera

PONTEDERA: UNA NUOVA LOTTIZZAZIONE CANCELLERA’ UN AREA AGRICOLA AI CONFINI CON FORNACETTE

Dopo la pesante lottizzazione del Chiesino sulla riva dello Scolmatore, e mentre attendiamo di capire quanto cemento si potrebbe riversare nell’area della tenuta Isabella dopo la disponibilità ad ospitare parte della base militare interforze, siamo venuti a conoscenza con il nostro Osservatorio sulle politiche urbanistiche, di un’altra lottizzazione che interesserà la zona del Chiesino, stavolta sul lato a nord della Toscoromagnola, sempre nel comune di Pontedera.

Non ci possiamo credere! Questa amministrazione, non solo smentisce quanto era nel programma del Sindaco e delle forze che lo hanno sostenuto, ma non tiene conto di nessuna istanza che arriva da più parti riguardo alla lotta alla crisi climatica o – almeno – alla mitigazione degli effetti attraverso una gestione corretta del territorio. Si stanno prendendo una bella responsabilità verso le future generazioni.

Quattro ettari di cemento cancelleranno una grande superficie agricola, area cuscinetto fra le espansioni urbane di Pontedera e di Fornacette, per realizzare un gigantesco capannone, grande come l’IKEA di Pisa. In un’area in cui, in un kilometro di raggio, sono presenti ben 22 capannoni inutilizzati fra Calcinaia, Fornacette e Pontedera.

Nell’enciclica “Laudato Sì”, Papa Francesco, riguardo al consumo di suolo avverte: <<sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente>>. Sembra che l’Amministrazione Comunale di Pontedera, con in testa il sindaco, voglia realizzare esattamente l’obiettivo opposto: saturare i pochi spazi agricoli rimasti nella pianura e riempirli di parcheggi e capannoni, cui aggiungere eventualmente una base militare.

Il tutto sta avvenendo al di fuori del processo di formazione del Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, che nasce quindi svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.Non c’è inoltre nessuna pianificazione che tenga conto dell’aumento di traffico che questo intervento produrrebbe, insieme a quello del Chiesino lato sud, in un tratto di strada già adesso interessato da lunghi ingorghi praticamente ogni giorno.Anche questa lottizzazione persegue unicamente interessi di investitori privati; la contropartita sarebbe la realizzazione di un’area sportiva pubblica, su terreni che però non sono nella disponibilità del Comune e che quindi pare di difficile realizzazione.

Ci dispiace che la maggioranza che governa Pontedera, in fine legislatura si stia impegnando in nuove e dannose cementificazioni che rispondono solo a logiche di profitto privato, e che danneggeranno abitanti, commercianti, lavoratori e utenti di servizi pubblici che giornalmente raggiungono Pontedera.

Ci eravamo augurati che interventi di questo tipo fossero ormai relegati al passato.

Chiediamo che questa lottizzazione, insieme all’altra sulla riva dello Scolmatore, venga annullata e che tutte le decisioni sulle trasformazioni o meglio ancora, sulla tutela del territorio, vengano riportate all’interno del Piano Operativo Comunale, come ha indicato anche la Regione Toscana.

Pontedera 7 ottobre 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

LOTTIZZAZIONE DEL CHIESINO: UNA COLATA DI CEMENTO INUTILE E DANNOSA

Una spianata di cemento metà parcheggi e metà edifici, con qualche albero a ornamento: così appare, sul sito del comune di
Pontedera, la raffigurazione della lottizzazione del Chiesino. Cemento che congiungerà, saturandole, le aree pesantemente
cementificate già esistenti a Pontedera e Fornacette, eliminando per sempre un polmone verde con caratteristiche di pregio
neanche indagate, e classificate sbrigativamente come “degrado”, realizzando fra due zone commerciali un ennesimo e
sovradimensionato centro commerciale.


Cosa ci sia di sostenibile in questo progetto, a parte i guadagni di proprietari e costruttori, è veramente difficile da capire. L’area è di
proprietà privata
e le previsioni di edificazione, già presenti nel Piano Regolatore in vigore, non essendo state attuate da oltre 5
anni, potevano essere completamente riviste, riportando le decisioni nel Piano Operativo Comunale in fase di revisione. Invece la
Giunta e il Consiglio Comunale hanno preferito sottrarre al POC le decisioni su quest’area e le relative forme di partecipazione. Il
Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, viene così svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato
consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.


Non servono a niente le ecofeste di un giorno, se poi si progetta di cementificare ettari e ettari di verde. Scelte urbanistiche come
questa, contrastano clamorosamente con le sbandierate parole d’ordine più volte ripetute (quasi ossessivamente!) nel programma
elettorale del 2019, con cui il Franconi è stato eletto, anche con il sostegno di parte del mondo ambientalista: “sostenibilità
ambientale”, “cura e incremento del verde”, “green economy”, “economia circolare” ecc..


Mentre nella società cresce la sensibilità ambientale sui problemi connessi al consumo di suolo, per contrastare il dissesto
idrogeologico (e le dannose conseguenze, come le alluvioni) e la crisi climatica e per tutelare la biodiversità, le decisioni delle
amministrazioni locali vanno in direzione ostinata e contraria. Lo si vede ad esempio nel nuovo Piano Operativo di Livorno, oppure
nel Piano Strutturale Intercomunale di Pisa e Cascina, con previsioni di enormi lottizzazioni su territori non ancora cementificati, ma
anche in vari comuni a noi più vicini, dove si continuano a progettare nuove aree industriali e insediative. Il tutto ignorando le tante
aree dismesse, presenti anche nei centri urbani, da sottoporre a ristrutturazione e recupero senza consumare nuovo suolo. E
avendo già “superato” le previsioni di alberature e nuove aree verdi urbane e periurbane, rimaste a decorazione di belle cartografie
colorate. Nei pochi casi in cui le alberature sono state realizzate, poi, ci si è dimenticati di curare gli alberi dopo l’ impianto. Sulla
pista ciclabile al Chiesino un 20% circa degli alberi piantati dal comune è già secco.


Noi proponiamo che l’area del Chiesino venga destinata a parco, come è avvenuto ad esempio a Pisa con il Parco di Cisanello
rinunciando, grazie anche alla battaglia di Legambiente, a una pesante lottizzazione; valorizzando le essenze arboree spontanee
presenti, che sono quelle meglio adattate alle nuove situazioni climatiche, come area polmone che interrompa le cementificazioni
esistenti, determinando così importanti vantaggi in termini di biodiversità, permeabilità del suolo, contrasto alla crisi climatica:
alberi e prati sottraggono calore mentre cemento e asfalto lo accumulano e lo restituiscono alle aree circostanti.


Come Legambiente Valdera abbiamo attivato un Osservatorio sulle politiche urbanistiche dei comuni dell’area, aperto anche ad
altre associazioni, e faremo di tutto per contrastare i progetti di consumo di suolo che si susseguono con una intensità che
credevamo fosse ormai cosa del passato.


E’ necessario smettere di guardare al territorio in termini di “valorizzazione” di rendite e investimenti immobiliari; bisogna guardare
agli interessi delle generazioni presenti e di quelle future
, a cui non possiamo lasciare un pianeta sempre più sfruttato e flagellato
dalle crisi prodotte da politiche di corto respiro.


Pontedera, 1 settembre 2023
Il Direttivo di Legambiente Valdera

GREENPEACE ITALIA, LEGAMBIENTE E WWF

ENERGIA: SOLUZIONE NON È RIAPRIRE CENTRALI A CARBONE

L’ALTERNATIVA VERA SONO FONTI RINNOVABILI ED EFFICIENZA ENERGETICA, BISOGNA AGIRE IN MODO STRATEGICO

Di fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas, alla guerra e ai possibili problemi di approvvigionamento, occorre reagire in modo strutturale e non con soluzioni a volte false, a volte inammissibili, a volte facili (forse), ma che sicuramente rischiano di perpetuare i problemi e non risolverli. 

È questo l’appello che lanciano Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia rispondendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi che oggi ha parlato della possibilità di riaprire in Italia le centrali a carbone per compensare l’eventuale calo delle importazioni di gas dalla Russia. Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata: energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile. È di tutta evidenza che in tempi di carenza di energia, il primo passo è usare l’energia al meglio e risparmiarla: questo però deve diventare non un atteggiamento momentaneo, ma una priorità permanente. Dal lato delle fonti alternative, se gli operatori energetici, non un’associazione ambientalista, si dichiarano in grado di installare 60 GW di rinnovabili in 3 anni, a patto che si velocizzino al massimo le pratiche autorizzative, sarebbe davvero assurdo che dal Governo non si cogliesse la palla al balzo e non si mettesse su una task force per individuare le modalità e aiutare la pubblica amministrazione a dare risposte alle richieste pendenti. Questa dovrebbe essere la priorità assoluta, con l’obiettivo di approvvigionarci interamente da fonti rinnovabili entro il 2035: si può fare, è un obiettivo che altri Paesi si sono già posti. È la vera e l’unica garanzia di indipendenza energetica perché non dipendente da combustibili importati, ancorché fossili.

La soluzione falsa è quella del cosiddetto gas nazionale: la retorica inutile e dannosa che vuole il via allo sfruttamento intensivo e massiccio delle estrazioni di gas sul nostro territorio e nei nostri mari. Come dimostrato in una nota tecnica del WWF sul Gas Nazionale, anche volendo sommare tutte le riserve nazionali, incluse quelle difficilmente estraibili a causa di costi economici ed energetici poco sostenibili, l’Italia avrebbe al massimo riserve di gas per 111,588 miliardi di m3. Dal momento che il nostro paese consuma (C) circa 75-76 miliardi di m3 /anno, anche sfruttando tutte le riserve (poco realistico) queste sarebbero in grado di coprire appena un anno e mezzo della domanda di gas nazionale. (Un tema, quello della insensata corsa al gas, sviluppato anche in questo report di Legambiente. Inoltre, il gas nazionale non sarebbe per forza destinato al mercato nazionale e non farebbe alcuna differenza dal lato dei prezzi, a meno che non si voglia nazionalizzarlo. Una accelerazione spinta sulle rinnovabili avrebbe anche effetti occupazionali netti positivi come dimostrato dallo scenario commissionato da Greenpeace Italia

La soluzione inammissibile è la riapertura delle centrali a carbone: l’Italia gioca non solo la sua credibilità, ma anche molte delle sue riduzioni di gas serra che deve attuare sul rispetto dell’impegno di chiudere tutte le centrali a gas entro il 2025. Le centrali a carbone vanno chiuse senza se e senza ma, i tentativi dei soliti noti che cercano di riportare in auge persino il peggior combustibili fossile, un vero e proprio killer non solo del clima, ma anche della salute umana e delle attività economiche, si scontra con la sofferenza decennale degli abitanti dei territori su cui le centrali insistono. Tutti gli amministratori, indipendentemente dal colore politico, vogliono che centrali si chiudano: e vanno chiuse. 

La soluzione facile (forse) ma sicuramente nel senso sbagliato è quella dell’aumento delle infrastrutture per il gas: sarebbe uno spreco di risorse, immobilizzate in un combustibile fossile quando la decarbonizzazione va invece accelerata. Ma non è solo una questione ambientale: noi attualmente abbiamo infrastrutture sovradimensionate, oggi i rigassificatori che abbiamo li paghiamo in bolletta perché sono sottoutilizzati. Il MITE dovrebbe informarsi e usare al meglio le strutture esistenti prima di parlare di nuovi rigassificatori che saranno disponibili, a essere super-ottimisti, tra 5 anni. Noi oggi dobbiamo minimizzare le infrastrutture che rischiano di immobilizzare i soldi da destinare invece alla transizione energetica.

Per Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, di fronte alla grave crisi internazionale attuale, e alla gravissima crisi climatica che ci colpisce già, ma che rischia di diventare ingestibile con l’aumento della temperatura – ce lo ricorderà con dati aggiornati e ulteriormente preoccupanti l’IPCC, lunedì 28 alle 12 – siamo a un bivio: non dobbiamo assolutamente scegliere la strada di spendere tanto per perpetuare i problemi attuali, bensì imboccare decisamente la strada del futuro. 

Ufficio stampa Greenpeace Italia: Felice Moramarco 348 763 0682 

Ufficio stampa Legambiente: Luisa Calderaro 349.6546593

Ufficio stampa Wwf Italia: Giulia Ciarlariello g.ciarlariello@wwf.it 334.6151811

PECCIOLI RADDOPPIA LA DISCARICA E CANDIDA LA VALDERA A CAPITALE DEI RIFIUTI

Una quantità di cinque milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti: una vera e propria montagna, è destinata a essere collocata in Valdera, a seguito del progetto del comune di Peccioli sostenuto dalla Regione, di aumento volumetrico della discarica di Legoli. 

Discarica della Belvedere spa a Legoli

E’ sostanzialmente il raddoppio dell’attuale discarica, un incremento che per i decenni a venire conferma la Valdera e la parte meridionale della provincia di Pisa come il principale sito di smaltimento di rifiuti della Regione. Poco più del 3% del territorio regionale in cui sono stati smaltiti finora il 50% dei rifiuti urbani e speciali dell’intera Regione, manterrà in futuro questo ruolo, anche a seguito degli ampliamenti di altri impianti: volumi meno imponenti rispetto a quello di Peccioli ma che sommati fra loro continueranno a fare della Valdera la destinazione finale di quello che l’economia circolare e la transizione ecologica non riusciranno a recuperare: amianto a Chianni, rifiuti urbani e speciali a Gello e a Scapigliato (nel comune di Rosignano ma vicino a Santa Luce), senza dimenticare l’ampliamento della discarica di Bulera nel comune di Pomarance, che “ospita” rifiuti industriali e pericolosi con un grande via vai di TIR sulle strade della Valdera e della Val di Cecina. E senza dimenticare i cospicui smaltimenti illegali, in alcuni comuni della Valdera, di fanghi di depurazione e di KEU (derivato dai fanghi conciari), al centro di indagini e azioni giudiziarie.

A ridosso delle festività e in un clima di preoccupazione per gli sviluppi dell’epidemia di COVID, la notizia del raddoppio della discarica pecciolese rischia di passare inosservata: a metà gennaio scadono i termini per presentare osservazioni sull’ampliamento, in un contesto che vede la Toscana carente di un Piano Regionale sui rifiuti. Piano in realtà in fase di elaborazione, ma curiosamente anticipato da tutti gli ampliamenti citati, di cui quello della discarica di Legoli è il più importante.

Questa “politica dei rifiuti” basata sull’ampliamento delle discariche esistenti, sostenuta da alcune amministrazioni locali e dalla Regione, che anticipa e condiziona l’elaborazione del Piano Regionale, che effetto avrà sull’altra Valdera, quella delle produzioni agricole di qualità, del turismo e dell’artigianato? Quella di tante imprese e di lavoratori che puntano sullo sviluppo locale e sulle qualità del territorio? 

Cosa ne pensano le altre amministrazioni locali, le forze politiche e sociali? 

Noi crediamo che sia necessario fermare questo nuovo ampliamento in attesa del Piano Regionale, che dovrà assumere il compito di gestire i rifiuti con priorità nei territori in cui vengono prodotti, mettendo fine alla creazione di poli di smaltimento di rilevanza regionale: ognuno si assuma le proprie responsabilità in base anche al reddito che certe produzioni garantiscono, e i cui scarti non recuperabili non possono condizionare il futuro di altri territori che hanno scelto una strada diversa.

Pontedera, 1/1/2022

Il Direttivo di Legambiente Valdera

Gli alberi ci fanno respirare

Lettera aperta ai sindaci del Valdarno e della Valdera

Gli alberi sono i nostri migliori alleati per ridurre la presenza di particolato e di inquinanti nell’aria, assorbono la CO2 e rinfrescano le nostre città.
In attesa di piani di rigenerazione urbana e di azzeramento delle emissioni legate ai trasporti, al riscaldamento e alle attività produttive soprattutto nelle città, la C02 va combattuta proprio là in città dove si crea per la cementificazione, le strade strette, il traffico.
La correlazione tra qualità dell’aria, soprattutto in presenza di polveri sottili, e malattie respiratorie è ormai chiara, le vittime sono molte ed il Covid19 ha ulteriormente aggravato i danni provocati dall’inquinamento.
Uno studio ha stimato che in Italia nel 2019 ci siano state 81.000 morti premature a causa delle PM2,5 del biossido d’azoto (NO2) e dell’ozono (O3).
La bassa valle dell’Arno presenta caratteristiche molto simili alla pianura Padana che è tra le aree più inquinate al mondo.
Un semplice passo per cercare di migliorare l’aria che respiriamo sta nel dotare i centri urbani di aree verdi sempre più diffuse e collegate con corsi d’acqua e boschi che oltre a filtrare l’aria ci rendono più felici anche solo per una breve passeggiata.
Lo stanziamento di 5 milioni di euro che la Regione Toscana ha messo a disposizione dei 63 Comuni con maggiori problemi per la qualità dell’aria, per i ripetuti sfioramenti dei limiti di inquinanti, può essere un buon punto di partenza per pensare alla ri-progettazione delle città.
La nostra associazione è disposta a sostenervi in questa impresa, con le nostre competenze e il nostro impegno.
Il bando è stato prorogato fino al 31 dicembre, i comuni non sprechino questa occasione !

Pontedera 4/11/2020

Il direttivo Legambiente Valdera