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STIAMO TAGLIANDO IL RAMO SU CUI SIAMO SEDUTI

Stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti.
Questo titolo può essere la sintesi di ciò che ci dice l’ultimo rapporto dell’Ispra sul consumo di suolo presentato l’altro ieri a Genova e consultabile sul sito ISPRA.
( https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo)
Globalmente si condividono gli obiettivi dell’agenda 2030 circa la necessità di mantenere un suolo naturale, non solo per l’agricoltura ma per tutti i servizi ecosistemici che il suolo naturale ci dona, purtroppo in Italia continuiamo imperterriti a cementificare, asfaltare e snaturalizzare il nostro territorio.


Il rapporto ci dice che “Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km 2 , il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari.


Stiamo compromettendo tutte quelle funzioni ecosistemiche che il suolo svolge, ad esempio la mitigazione del clima: nelle aree urbanizzate si riscontra un aumento medio della temperature di +4 gradi, a Firenze fino a +6 . Per non parlare poi dell’importanza del suolo integro e permeabile nel controllo delle esondazioni: Ricordiamoci cosa è successo in Romagna. E, per paradosso, molte aree, dove si continua a consumare suolo, sono in zone a rischio alluvione, vedi Green park a Pontedera o le nuove revisioni lungo al Chiesino.
Ultimamente la logistica, che ci vuole consegnare i pacchi all’istante, sta invadendo le nostre campagne; capannoni enormi che non vanno a sostituire l’esistente abbandonato, ma distruggono suolo agricolo e naturale; quando, anche il rapporto ISPRA/SNPA, ci dice che abbiamo un enorme patrimonio di edifici dismessi ed in degrado.


Il Circolo Legambiente Valdera e il Circolo Laudato Sì Valdera, come tanti cittadini, sono preoccupati perché in Valdera con il nuovo piano strutturale intercomunale approvato recentemente si sta
continuando nella direzione sbagliata, prevedendo enormi superfici di suolo vergine da impermeabilizzare con parcheggi, capannoni e centri commerciali.

Per avere un’idea dell’impatto ambientale di tali scelte basta vedere la mappa di Pontedera estratta dal PSIV dove le aree colorate sono già urbanizzate e quelle tratteggiate sono di nuova previsione.

Mentre a nostro avviso servirebbe cambiare rotta seguendo anche le direttive europee come quella sul ripristino di aree naturali la cosiddetta Nature Restoration Law che ci chiede di cercare di ripristinare aree naturali per tutti i benefici che ne consegue in termini di servizi ecosistemici.
Il Suolo insieme ad acqua ed aria sono bene primari ed essenziali per la vita delle comunità viventi a cui anche noi apparteniamo, il suo degrado porterà di conseguenza degrado sociale e povertà.
Adesso il piano strutturale della Valdera si attuerà nei vari comuni con i piani operativi comunali (POC);
invitiamo tutti i consigli comunali, che dovranno definire ed approvare questi piani operativi a ripensare le previsioni del piano strutturale per invertire la rotta per mirare verso gli obiettivi dell’agenda 2030 per una vera tutela di un bene non rinnovabile quale è il suolo naturale.

Pontedera 26 ottobre 2023
Circolo Legambiente Valdera
Cicolo laudato Sì Pontedera
Valdera

PONTEDERA: UNA NUOVA LOTTIZZAZIONE CANCELLERA’ UN AREA AGRICOLA AI CONFINI CON FORNACETTE

Dopo la pesante lottizzazione del Chiesino sulla riva dello Scolmatore, e mentre attendiamo di capire quanto cemento si potrebbe riversare nell’area della tenuta Isabella dopo la disponibilità ad ospitare parte della base militare interforze, siamo venuti a conoscenza con il nostro Osservatorio sulle politiche urbanistiche, di un’altra lottizzazione che interesserà la zona del Chiesino, stavolta sul lato a nord della Toscoromagnola, sempre nel comune di Pontedera.

Non ci possiamo credere! Questa amministrazione, non solo smentisce quanto era nel programma del Sindaco e delle forze che lo hanno sostenuto, ma non tiene conto di nessuna istanza che arriva da più parti riguardo alla lotta alla crisi climatica o – almeno – alla mitigazione degli effetti attraverso una gestione corretta del territorio. Si stanno prendendo una bella responsabilità verso le future generazioni.

Quattro ettari di cemento cancelleranno una grande superficie agricola, area cuscinetto fra le espansioni urbane di Pontedera e di Fornacette, per realizzare un gigantesco capannone, grande come l’IKEA di Pisa. In un’area in cui, in un kilometro di raggio, sono presenti ben 22 capannoni inutilizzati fra Calcinaia, Fornacette e Pontedera.

Nell’enciclica “Laudato Sì”, Papa Francesco, riguardo al consumo di suolo avverte: <<sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente>>. Sembra che l’Amministrazione Comunale di Pontedera, con in testa il sindaco, voglia realizzare esattamente l’obiettivo opposto: saturare i pochi spazi agricoli rimasti nella pianura e riempirli di parcheggi e capannoni, cui aggiungere eventualmente una base militare.

Il tutto sta avvenendo al di fuori del processo di formazione del Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, che nasce quindi svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.Non c’è inoltre nessuna pianificazione che tenga conto dell’aumento di traffico che questo intervento produrrebbe, insieme a quello del Chiesino lato sud, in un tratto di strada già adesso interessato da lunghi ingorghi praticamente ogni giorno.Anche questa lottizzazione persegue unicamente interessi di investitori privati; la contropartita sarebbe la realizzazione di un’area sportiva pubblica, su terreni che però non sono nella disponibilità del Comune e che quindi pare di difficile realizzazione.

Ci dispiace che la maggioranza che governa Pontedera, in fine legislatura si stia impegnando in nuove e dannose cementificazioni che rispondono solo a logiche di profitto privato, e che danneggeranno abitanti, commercianti, lavoratori e utenti di servizi pubblici che giornalmente raggiungono Pontedera.

Ci eravamo augurati che interventi di questo tipo fossero ormai relegati al passato.

Chiediamo che questa lottizzazione, insieme all’altra sulla riva dello Scolmatore, venga annullata e che tutte le decisioni sulle trasformazioni o meglio ancora, sulla tutela del territorio, vengano riportate all’interno del Piano Operativo Comunale, come ha indicato anche la Regione Toscana.

Pontedera 7 ottobre 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

LOTTIZZAZIONE DEL CHIESINO: UNA COLATA DI CEMENTO INUTILE E DANNOSA

Una spianata di cemento metà parcheggi e metà edifici, con qualche albero a ornamento: così appare, sul sito del comune di
Pontedera, la raffigurazione della lottizzazione del Chiesino. Cemento che congiungerà, saturandole, le aree pesantemente
cementificate già esistenti a Pontedera e Fornacette, eliminando per sempre un polmone verde con caratteristiche di pregio
neanche indagate, e classificate sbrigativamente come “degrado”, realizzando fra due zone commerciali un ennesimo e
sovradimensionato centro commerciale.


Cosa ci sia di sostenibile in questo progetto, a parte i guadagni di proprietari e costruttori, è veramente difficile da capire. L’area è di
proprietà privata
e le previsioni di edificazione, già presenti nel Piano Regolatore in vigore, non essendo state attuate da oltre 5
anni, potevano essere completamente riviste, riportando le decisioni nel Piano Operativo Comunale in fase di revisione. Invece la
Giunta e il Consiglio Comunale hanno preferito sottrarre al POC le decisioni su quest’area e le relative forme di partecipazione. Il
Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, viene così svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato
consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.


Non servono a niente le ecofeste di un giorno, se poi si progetta di cementificare ettari e ettari di verde. Scelte urbanistiche come
questa, contrastano clamorosamente con le sbandierate parole d’ordine più volte ripetute (quasi ossessivamente!) nel programma
elettorale del 2019, con cui il Franconi è stato eletto, anche con il sostegno di parte del mondo ambientalista: “sostenibilità
ambientale”, “cura e incremento del verde”, “green economy”, “economia circolare” ecc..


Mentre nella società cresce la sensibilità ambientale sui problemi connessi al consumo di suolo, per contrastare il dissesto
idrogeologico (e le dannose conseguenze, come le alluvioni) e la crisi climatica e per tutelare la biodiversità, le decisioni delle
amministrazioni locali vanno in direzione ostinata e contraria. Lo si vede ad esempio nel nuovo Piano Operativo di Livorno, oppure
nel Piano Strutturale Intercomunale di Pisa e Cascina, con previsioni di enormi lottizzazioni su territori non ancora cementificati, ma
anche in vari comuni a noi più vicini, dove si continuano a progettare nuove aree industriali e insediative. Il tutto ignorando le tante
aree dismesse, presenti anche nei centri urbani, da sottoporre a ristrutturazione e recupero senza consumare nuovo suolo. E
avendo già “superato” le previsioni di alberature e nuove aree verdi urbane e periurbane, rimaste a decorazione di belle cartografie
colorate. Nei pochi casi in cui le alberature sono state realizzate, poi, ci si è dimenticati di curare gli alberi dopo l’ impianto. Sulla
pista ciclabile al Chiesino un 20% circa degli alberi piantati dal comune è già secco.


Noi proponiamo che l’area del Chiesino venga destinata a parco, come è avvenuto ad esempio a Pisa con il Parco di Cisanello
rinunciando, grazie anche alla battaglia di Legambiente, a una pesante lottizzazione; valorizzando le essenze arboree spontanee
presenti, che sono quelle meglio adattate alle nuove situazioni climatiche, come area polmone che interrompa le cementificazioni
esistenti, determinando così importanti vantaggi in termini di biodiversità, permeabilità del suolo, contrasto alla crisi climatica:
alberi e prati sottraggono calore mentre cemento e asfalto lo accumulano e lo restituiscono alle aree circostanti.


Come Legambiente Valdera abbiamo attivato un Osservatorio sulle politiche urbanistiche dei comuni dell’area, aperto anche ad
altre associazioni, e faremo di tutto per contrastare i progetti di consumo di suolo che si susseguono con una intensità che
credevamo fosse ormai cosa del passato.


E’ necessario smettere di guardare al territorio in termini di “valorizzazione” di rendite e investimenti immobiliari; bisogna guardare
agli interessi delle generazioni presenti e di quelle future
, a cui non possiamo lasciare un pianeta sempre più sfruttato e flagellato
dalle crisi prodotte da politiche di corto respiro.


Pontedera, 1 settembre 2023
Il Direttivo di Legambiente Valdera

OSSICOMBUSTIONE E MEGA DISCARICA,IL “MODELLO PECCIOLI” CON L’ECONOMIA CIRCOLARE NON C’ENTRA!

Dopo la presentazione a Peccioli del nuovo impianto miracoloso, in grande spolvero con nomi conosciuti e che sono stati considerati dalla stampa esponenti del mondo ambientalista, vorremmo ribadire alcune nostre forti perplessità.

Innanzitutto precisare che i tecnici presenti all’incontro non rappresentavano il mondo ambientalista bensì le loro fondazioni o società. Lo stesso Ermete Realacci non rappresentava Legambiente ma la Fondazione Symbola, che è compartecipata dalla Soc. Belvedere.

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli, che prospettavano la chiusura del ciclo dei rifiuti? Come si può parlare di “economia circolare” a Peccioli? Dopo la bocciatura da parte della Regione della richiesta di un sostanziale raddoppio della discarica di Peccioli, Belvedere ci riprova presentando nuovamente la richiesta di ampliamento per ben 4.330.000 mc.

E’ possibile concentrare lo smaltimento dei rifiuti su un’area della campagna Toscana che vorrebbe seguire un modello di sviluppo basato sulle produzioni agricole di qualità e sul turismo?

Questi sono i dubbi che come associazione vogliamo condividere con quanti sono stati al nostro fianco in tanti anni di battaglie per l’ambiente, consapevoli che servono anche gli impianti di trattamento, ma solo se finalizzati ad un effettivo recupero di materie seconde di qualità e quando sono inseriti in un quadro programmatorio regionale.

L’attività principale della società Belvedere è la raccolta e lo smaltimento nella propria discarica dei rifiuti indifferenziati: la società per mantenere aperta la mega discarica di Legoli nel così detto “triangolo verde” ha proposto negli anni vari possibili impianti che avrebbero magicamente risolto il problema, dal dissociatore molecolare al vetrificatore; oggi è la volta dell’ossidazione termica.

Per fare un po’ di chiarezza sulla volontà del gestore di lavorare per l’effettiva chiusura del cicli dei rifiuti, partendo dalla riduzione e dal recupero per lasciare la discarica come residuale, basta vedere il livello di differenziata che hanno i comuni gestiti dalla Belvedere, con Peccioli che non raggiunge neanche la metà della percentuale di differenziata prevista dalla legge! E’ possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici? I comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità. Anche i fanghi tossici in agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccioli.

Queste considerazioni ci portano a valutare negativamente la presentazione di una società quale attuatrice di una politica di economia circolare e molti sindaci dell’ATO Costa la pensano ormai come noi: si è visto all’incontro tenutosi a Palaia e Montefoscoli sabato 29 Luglio; e si è visto anche all’ultima riunione (dell’ 8 agosto scorso) al Comune di Viareggio, dove ben 31 comuni dell’ATO Costa aderenti alla rete Rifiuti Zero (alcuni anche molto importanti come Viareggio, Lucca, Capannori, Carrara, ecc.) hanno fortemente contestato le decisioni di Retiambiente che punta a realizzare l’impianto di ossicombustione di Peccioli (pagato da tutti i cittadini dell’ATO) e spinge invece molto poco verso la raccolta differenziata, “accontentandosi” di raggiungere solo un modesto 76% di raccolta differenziata nel 2030, quando molti comuni dell’ATO Costa, già oggi superano abbondantemente tale soglia! Tra l’altro l’unico esempio di “ossicombustore” in Italia è quello pugliese di Gioia del Colle, non esattamente un impianto privo di contestazioni: avviato come impianto sperimentale nel 2006, è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri NOE nel 2019, poi riattivato dal Consiglio di Stato come impianto-test e ancora osteggiato dal Comune di Bari. Probabilmente la “nuova” proposta di raddoppio della discarica tradisce proprio il timore di un fallimentare funzionamento dell’ossicombustore. Purtroppo, all’interno dell’ATO e di Retiambiente, la voce dei comuni contrari agli inceneritori non sempre riesce ad emergere: il meccanismo delle percentuali di rappresentanza premia pochi grandi comuni che detengono gran parte delle quote: ad esempio il solo Comune di Livorno detiene da solo circa il 33% delle quote di Retiambiente, il Comune di Pisa il 13,3% e il Comune di Pontedera il 13,1% : è sufficiente che questi tre comuni si accordino tra loro per avere la maggioranza in Retiambiente e, di fatto, decidere da soli la politica di gestione dei rifiuti dell’intero ATO Costa.

Pontedera, 18 agosto 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

CONVEGNO SUI RIFIUTI

Sabato 29 luglio oltre un centinaio di persone tra attivisti, sindaci, amministratori hanno partecipato all’incontro dei Comuni e Comunità Rifiuti Zero della Toscana tenutosi nel comune di Palaia (PI). Vi erano delegazioni da quasi tutte la Toscana ma soprattutto dai Comuni della costa. Molto numerosa la partecipazione dalla Valdera anche grazie all’impegno di #Legambiente e del Comitato Tat Montefoscoli.

Hanno partecipato anche sindaci ed amministratori di Comuni ancora non aderenti alla strategia RZ ma molto preoccupati dal progetto di ossicombustione e dell ulteriore ampliamento della megadiscarica di #peccioli.

Economia circolare a Peccioli: un ossimoro o una presa in giro?

In relazione alla presentazione  del 27 giugno 2023 a Peccioli del nuovo impianto di ossidazione termica per i rifiuti, vorremmo fare qualche considerazione e domanda:

Dov’è la circolarità in un impianto che brucia rifiuti? 

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli? 

Dal dissociatore molecolare, mai partito, al vetrificatore, ed oggi all’ossicombustore…è necessario, bruciare, liquefare o fondere i rifiuti o sarebbe ora di recuperare materia prima seconda, visto che nell’indifferenziato ne rimane molta? – tutti questi impianti vivono e danno profitti, solo se attraggono rifiuti indifferenziati, perchè laddove si fa la gestione corretta dei rifiuti per il riciclaggio non ce n’è bisogno.

A nostro parere, si tratterebbe di controllare se tutte gli impianti in esercizio hanno accantonato quanto prevede legge per il “post mortem”; vorremmo capire se questo è il problema che vuole consegnare all’eternità la discarica di Legoli, con ampliamenti, candidature per conferimenti di rifiuti speciali e idee improbabili.

In quasi tutti i comuni si arriva all’80% di raccolta di differenziata dei rifiutin ubani, quindi le discariche nate per questo, hanno finito il loro ciclo.

Il Comune di Peccioli potrebbe prendere in considerazione politiche per aumentare la raccolta differenziata, che è ferma al 30% da decenni, mentre paesi limitrofi raccolgono l’80%.

La Regione ritiene che in una piccola porzione del territorio della Valdera si debbano riversare i rifiuti di mezza Toscana e anche quelli speciali provenienti da altre regioni? 

Possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici.

Ci sono comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità

Gli uffici regionali e l’Irpet ne sono consapevoli e responsabilmente hanno bocciato il progetto di raddoppio della discarica Belvedere.

“…esaminando le esternalità ambientali negative legate al progetto, è rilevabile come esso ricada, a livello di area vasta, in un contesto significativo e strategico dal punto di vista dei flussi turistici….(Irpet)”

Anche i fanghi tossici in l’agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccoli.

Infine, chiediamo alla Regione come si inserisce questo progetto nella programmazione regionale che ha deciso l’abbandono dell’incenerimento.

GREENPEACE ITALIA, LEGAMBIENTE E WWF

ENERGIA: SOLUZIONE NON È RIAPRIRE CENTRALI A CARBONE

L’ALTERNATIVA VERA SONO FONTI RINNOVABILI ED EFFICIENZA ENERGETICA, BISOGNA AGIRE IN MODO STRATEGICO

Di fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas, alla guerra e ai possibili problemi di approvvigionamento, occorre reagire in modo strutturale e non con soluzioni a volte false, a volte inammissibili, a volte facili (forse), ma che sicuramente rischiano di perpetuare i problemi e non risolverli. 

È questo l’appello che lanciano Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia rispondendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi che oggi ha parlato della possibilità di riaprire in Italia le centrali a carbone per compensare l’eventuale calo delle importazioni di gas dalla Russia. Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata: energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile. È di tutta evidenza che in tempi di carenza di energia, il primo passo è usare l’energia al meglio e risparmiarla: questo però deve diventare non un atteggiamento momentaneo, ma una priorità permanente. Dal lato delle fonti alternative, se gli operatori energetici, non un’associazione ambientalista, si dichiarano in grado di installare 60 GW di rinnovabili in 3 anni, a patto che si velocizzino al massimo le pratiche autorizzative, sarebbe davvero assurdo che dal Governo non si cogliesse la palla al balzo e non si mettesse su una task force per individuare le modalità e aiutare la pubblica amministrazione a dare risposte alle richieste pendenti. Questa dovrebbe essere la priorità assoluta, con l’obiettivo di approvvigionarci interamente da fonti rinnovabili entro il 2035: si può fare, è un obiettivo che altri Paesi si sono già posti. È la vera e l’unica garanzia di indipendenza energetica perché non dipendente da combustibili importati, ancorché fossili.

La soluzione falsa è quella del cosiddetto gas nazionale: la retorica inutile e dannosa che vuole il via allo sfruttamento intensivo e massiccio delle estrazioni di gas sul nostro territorio e nei nostri mari. Come dimostrato in una nota tecnica del WWF sul Gas Nazionale, anche volendo sommare tutte le riserve nazionali, incluse quelle difficilmente estraibili a causa di costi economici ed energetici poco sostenibili, l’Italia avrebbe al massimo riserve di gas per 111,588 miliardi di m3. Dal momento che il nostro paese consuma (C) circa 75-76 miliardi di m3 /anno, anche sfruttando tutte le riserve (poco realistico) queste sarebbero in grado di coprire appena un anno e mezzo della domanda di gas nazionale. (Un tema, quello della insensata corsa al gas, sviluppato anche in questo report di Legambiente. Inoltre, il gas nazionale non sarebbe per forza destinato al mercato nazionale e non farebbe alcuna differenza dal lato dei prezzi, a meno che non si voglia nazionalizzarlo. Una accelerazione spinta sulle rinnovabili avrebbe anche effetti occupazionali netti positivi come dimostrato dallo scenario commissionato da Greenpeace Italia

La soluzione inammissibile è la riapertura delle centrali a carbone: l’Italia gioca non solo la sua credibilità, ma anche molte delle sue riduzioni di gas serra che deve attuare sul rispetto dell’impegno di chiudere tutte le centrali a gas entro il 2025. Le centrali a carbone vanno chiuse senza se e senza ma, i tentativi dei soliti noti che cercano di riportare in auge persino il peggior combustibili fossile, un vero e proprio killer non solo del clima, ma anche della salute umana e delle attività economiche, si scontra con la sofferenza decennale degli abitanti dei territori su cui le centrali insistono. Tutti gli amministratori, indipendentemente dal colore politico, vogliono che centrali si chiudano: e vanno chiuse. 

La soluzione facile (forse) ma sicuramente nel senso sbagliato è quella dell’aumento delle infrastrutture per il gas: sarebbe uno spreco di risorse, immobilizzate in un combustibile fossile quando la decarbonizzazione va invece accelerata. Ma non è solo una questione ambientale: noi attualmente abbiamo infrastrutture sovradimensionate, oggi i rigassificatori che abbiamo li paghiamo in bolletta perché sono sottoutilizzati. Il MITE dovrebbe informarsi e usare al meglio le strutture esistenti prima di parlare di nuovi rigassificatori che saranno disponibili, a essere super-ottimisti, tra 5 anni. Noi oggi dobbiamo minimizzare le infrastrutture che rischiano di immobilizzare i soldi da destinare invece alla transizione energetica.

Per Greenpeace Italia, Legambiente e WWF Italia, di fronte alla grave crisi internazionale attuale, e alla gravissima crisi climatica che ci colpisce già, ma che rischia di diventare ingestibile con l’aumento della temperatura – ce lo ricorderà con dati aggiornati e ulteriormente preoccupanti l’IPCC, lunedì 28 alle 12 – siamo a un bivio: non dobbiamo assolutamente scegliere la strada di spendere tanto per perpetuare i problemi attuali, bensì imboccare decisamente la strada del futuro. 

Ufficio stampa Greenpeace Italia: Felice Moramarco 348 763 0682 

Ufficio stampa Legambiente: Luisa Calderaro 349.6546593

Ufficio stampa Wwf Italia: Giulia Ciarlariello g.ciarlariello@wwf.it 334.6151811

ESCURSIONE GUIDATA DOMENICA 27 FEBBRAIO ANELLO LA ROTTA-MONTECASTELLO

DESCRIZIONE: Un percorso che si snoda tra le colline e i paesaggi rurali della Valdera; ci troveremo immersi in boschi di querce, pini ed erica, arbusti di corbezzolo ed ornielli: una grande varietà di vegetazione e di paesaggi … ad un passo dalla città!
DIFFICOLTA’ (T – E – EE): E, escursione adatta a famiglie e bambini abituati a camminare.
LUNGHEZZA: circa 8 km.
DISLIVELLO: 300 m circa in salita e altrettanti in discesa. Dopo la salita che giunge a Montecastello (132 m s.l.m.), primo tratto dell’escursione, raggiungeremo la valle del R.Lama, per poi risalire nuovamente verso P. Pino (137m s.l.m.)
DURATA: Tutta la giornata, con rientro alle auto entro le 16,30. Pranzo al sacco a cura dei partecipanti.
PERCORSO: Itinerario ad anello. Percorso di interesse naturalistico e paesaggistico.
GUIDA: Francesco Morelli
RITROVO: ore 9.30 nel parcheggio antistante il Cimitero di La Rotta, in Via di San Gervasio, in prossimità dell’incrocio con Via del Pietriccio.
Abbigliamento consigliato: abbigliamento stagionale adatto a camminare all’aperto, pantaloni lunghi e scarpe da trekking.
Pranzo: al sacco a carico dei partecipanti.
PRENOTAZIONE OBBLIGATORIA ENTRO SABATO 26 FEBBRAIO (entro le ore 15) o comunque fino a esaurimento dei posti disponibili. Solo per email. Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione sempre per email.
PARTECIPANTI: è previsto un numero massimo di 25 partecipanti.
PRENOTAZIONI: 
cristina@legambientevaldera.it
carlogalletti1@virgilio.it
IN CASO DI MALTEMPO: l’escursione sarà spostata a data successiva, avvisando personalmente tutti quelli che hanno prenotato l’escursione.
INFO: Carlo 338 6716062
BAMBINI: percorso adatto ai bambini se abituati a camminare: tenete presente la lunghezza del percorso.
CANI: E’ preferibile non portarli, per la presenza di animali selvatici, cani da pastore e biker.
COSTO: L’escursione è riservata ai soci Legambiente di qualsiasi circolo. Saranno ammessi non iscritti nel caso ci siano posti non prenotati dai soci, con un contributo di 5 euro. E’ possibile rinnovare la tessera per il 2022 la mattina dell’escursione, prenotandola quando si prenota l’escursione. Vi ricordiamo le nuove condizioni per la partecipazione alle escursioni nel 2022. Continueranno ad essere gratuite per i soci Legambiente tutte le uscite nel territorio della provincia di Pisa, mentre chiederemo un contributo di 5 Euro per quelle fuori provincia; tutte le uscite continueranno ad essere gratuite per i minori, che dovranno però essere iscritti all’associazione, a condizioni speciali, perché siano coperti dalla nuova assicurazione. Il costo della tessera rimane  invariato a 20 euro (15 euro tessera giovani) e dà diritto a una escursione gratuita fra quelle per cui sarà richiesto il contributo, e alla partecipazione gratuita a tutte le uscite in provincia di Pisa. I contributi richiesti ci consentono di avere a disposizione un’assicurazione per i soci del circolo dedicata alle escursioni, con una copertura più ampia (quella garantita dalla tessera, si limita agli eventi avversi più estremi).
REGOLE DA SEGUIRE: riepiloghiamo le regole principali da seguire per effettuare in sicurezza le escursioni. Le seguenti regole sono dettate dalla necessità di poter effettuare le iniziative previste nel rispetto della salute e della sicurezza di tutti i partecipanti e delle guide. Ci affidiamo alla vostra responsabilità ed al rispetto delle regole e delle altre persone presenti.
– La richiesta di prenotazione dovrà avvenire solo per posta elettronica (e dovrà contenere nome e cognome di tutti i partecipanti e numero di cellulare di riferimento)
– Verrà data conferma dell’avvenuta iscrizione solo per posta elettronica.
– I numeri di telefono disponibili servono solo per delucidazioni/info riguardo le caratteristiche/difficoltà dell’escursione. (Carlo 338 6716062).
– Nel caso subentri l’impossibilità di partecipare ad un evento già confermato per mail, si prega gentilmente di darne tempestiva comunicazione in modo da dare ad altri la possibilità di partecipare.
– E’ fatto obbligo, all’inizio ed alla fine dell’escursione, dell’uso del gel igienizzante e delle mascherine protettive. Si prega gentilmente di dotarsi di entrambi.
– Le mascherine potranno essere abbassate nelle fasi di cammino ma obbligatoriamente utilizzate durante le soste per le spiegazioni e quando la distanza interpersonale è minore di 2 metri.
– Durante l’intera uscita la distanza interpersonale dovrà essere mantenuta non inferiore ai 2 metri, fatto salvo i nuclei familiari conviventi.
– In presenza di febbre o affezioni respiratorie non si può partecipare all’escursione. 

PECCIOLI RADDOPPIA LA DISCARICA E CANDIDA LA VALDERA A CAPITALE DEI RIFIUTI

Una quantità di cinque milioni e mezzo di metri cubi di rifiuti: una vera e propria montagna, è destinata a essere collocata in Valdera, a seguito del progetto del comune di Peccioli sostenuto dalla Regione, di aumento volumetrico della discarica di Legoli. 

Discarica della Belvedere spa a Legoli

E’ sostanzialmente il raddoppio dell’attuale discarica, un incremento che per i decenni a venire conferma la Valdera e la parte meridionale della provincia di Pisa come il principale sito di smaltimento di rifiuti della Regione. Poco più del 3% del territorio regionale in cui sono stati smaltiti finora il 50% dei rifiuti urbani e speciali dell’intera Regione, manterrà in futuro questo ruolo, anche a seguito degli ampliamenti di altri impianti: volumi meno imponenti rispetto a quello di Peccioli ma che sommati fra loro continueranno a fare della Valdera la destinazione finale di quello che l’economia circolare e la transizione ecologica non riusciranno a recuperare: amianto a Chianni, rifiuti urbani e speciali a Gello e a Scapigliato (nel comune di Rosignano ma vicino a Santa Luce), senza dimenticare l’ampliamento della discarica di Bulera nel comune di Pomarance, che “ospita” rifiuti industriali e pericolosi con un grande via vai di TIR sulle strade della Valdera e della Val di Cecina. E senza dimenticare i cospicui smaltimenti illegali, in alcuni comuni della Valdera, di fanghi di depurazione e di KEU (derivato dai fanghi conciari), al centro di indagini e azioni giudiziarie.

A ridosso delle festività e in un clima di preoccupazione per gli sviluppi dell’epidemia di COVID, la notizia del raddoppio della discarica pecciolese rischia di passare inosservata: a metà gennaio scadono i termini per presentare osservazioni sull’ampliamento, in un contesto che vede la Toscana carente di un Piano Regionale sui rifiuti. Piano in realtà in fase di elaborazione, ma curiosamente anticipato da tutti gli ampliamenti citati, di cui quello della discarica di Legoli è il più importante.

Questa “politica dei rifiuti” basata sull’ampliamento delle discariche esistenti, sostenuta da alcune amministrazioni locali e dalla Regione, che anticipa e condiziona l’elaborazione del Piano Regionale, che effetto avrà sull’altra Valdera, quella delle produzioni agricole di qualità, del turismo e dell’artigianato? Quella di tante imprese e di lavoratori che puntano sullo sviluppo locale e sulle qualità del territorio? 

Cosa ne pensano le altre amministrazioni locali, le forze politiche e sociali? 

Noi crediamo che sia necessario fermare questo nuovo ampliamento in attesa del Piano Regionale, che dovrà assumere il compito di gestire i rifiuti con priorità nei territori in cui vengono prodotti, mettendo fine alla creazione di poli di smaltimento di rilevanza regionale: ognuno si assuma le proprie responsabilità in base anche al reddito che certe produzioni garantiscono, e i cui scarti non recuperabili non possono condizionare il futuro di altri territori che hanno scelto una strada diversa.

Pontedera, 1/1/2022

Il Direttivo di Legambiente Valdera

Gli alberi ci fanno respirare

Lettera aperta ai sindaci del Valdarno e della Valdera

Gli alberi sono i nostri migliori alleati per ridurre la presenza di particolato e di inquinanti nell’aria, assorbono la CO2 e rinfrescano le nostre città.
In attesa di piani di rigenerazione urbana e di azzeramento delle emissioni legate ai trasporti, al riscaldamento e alle attività produttive soprattutto nelle città, la C02 va combattuta proprio là in città dove si crea per la cementificazione, le strade strette, il traffico.
La correlazione tra qualità dell’aria, soprattutto in presenza di polveri sottili, e malattie respiratorie è ormai chiara, le vittime sono molte ed il Covid19 ha ulteriormente aggravato i danni provocati dall’inquinamento.
Uno studio ha stimato che in Italia nel 2019 ci siano state 81.000 morti premature a causa delle PM2,5 del biossido d’azoto (NO2) e dell’ozono (O3).
La bassa valle dell’Arno presenta caratteristiche molto simili alla pianura Padana che è tra le aree più inquinate al mondo.
Un semplice passo per cercare di migliorare l’aria che respiriamo sta nel dotare i centri urbani di aree verdi sempre più diffuse e collegate con corsi d’acqua e boschi che oltre a filtrare l’aria ci rendono più felici anche solo per una breve passeggiata.
Lo stanziamento di 5 milioni di euro che la Regione Toscana ha messo a disposizione dei 63 Comuni con maggiori problemi per la qualità dell’aria, per i ripetuti sfioramenti dei limiti di inquinanti, può essere un buon punto di partenza per pensare alla ri-progettazione delle città.
La nostra associazione è disposta a sostenervi in questa impresa, con le nostre competenze e il nostro impegno.
Il bando è stato prorogato fino al 31 dicembre, i comuni non sprechino questa occasione !

Pontedera 4/11/2020

Il direttivo Legambiente Valdera