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Quella fatica in più che nessuno vedeva

Valeria Parrella

Chiedi alla mia collega di università, che alla sera, negli anni Novanta, doveva tornare a casa, nelle Vele, che dalla fermata della metropolitana c’era più di un chilometro, e quando pioveva si appantanava la strada, e non aveva manco una stanza per ripetere l’esame di greco, tanto stretti ci stavano, lì dentro. Eppure lei doveva fare gli esami come tutti noi, gli stessi, solo che dentro il libretto universitario c’era questa fatica in più, che nessuno vedeva. Lei raccontava, ma nessuno vedeva.

Chiedi ai musicisti degli A67, gruppo storico nato con questo nome perché la legge dell’edilizia popolare con cui sono state erette le Vele è la lex 167 del 1962 e A sta per ‘a: ‘a 167, la 167: luogo da cui vengono tutti loro, tutti artisti, che ogni giorno sono entrati in quel posto che ciascuno di noi chiama casa, però a volte l’ascensore non funzionava, e allora toccava fare otto piani a piedi.

Chiedi a Felice e Mirella Pignataro, che hanno fondato il GRIDAS che significa Gruppo di Risveglio dal Sonno, e il sonno è il sonno della ragione, è il torpore nel quale si può precipitare abitando in una periferia stanca e abbandonata, e con quel GRIDAS ci hanno fatto nascere il carnevale più bello di Napoli, che lavora tutto l’anno con i ragazzi alla costruzione di maschere e carri. E chiedi a ciascun murales che Felice Pignataro ha regalato alle scuole di Napoli, ai muri spogli senza stucco, chiedi.

Chiedi agli studenti del primo anno di Architettura della Federico II di Napoli, quando andai a leggere loro il racconto dei Granili di Annamaria Ortese, solo che avevo rivestito il libro, così che non si leggesse Il mare non bagna Napoli. E dopo aver letto la descrizione degli sfollati ai bombardamenti della Seconda guerra Mondiale, testo scritto nel 1954, ho detto loro: «di quale edificio stiamo parlando, secondo voi?» e mi hanno risposto «le Vele».

E chiedi al Centro Anti Violenza Donne in rete DreamTeam, che prende in carico ogni sorella che bussa alla porta, perché già chiedere aiuto è abbastanza per crederti, che organizzano le giornate di sensibilizzazione nelle scuole, che hanno dipinto un grande striscione in sostegno del popolo palestinese.

E all’autista del 182 che fa via Foria, San Pietro a Patierno, passando per Corso Italia, dalle cinque del mattino alle dieci di sera. E chiedi a ciascuna delle sei lettere in metallo dell’ex stabilimento Peroni, che è diventato un centro commerciale. E chiedilo a ogni studentessa, a ogni ragazzo che pendola con la Napoli di giù, a ogni viaggiatore che arriva alla rotonda di Capodichino. A Officina delle Culture, Gelsomino Verde, chi rom e chi no, Centro Territoriale Mammut, Centro Hurtado, Chikù. Loro, tutti lo sanno cosa significa questa tragedia.

Ecomostro Crespina Lorenzana

Con un’area di intervento di 37 ettari, che saranno in gran parte cementificati, impatterà in maniera smisurata su un territorio pesantemente urbanizzato.

Ecomostro-Valdera-cittadella-logistica_Toscana-ambiente

CRESPINA LORENZANA (Pi) – Un cubo che occuperà la superficie di 13 campi di calcio e più alto di un normale campanile; un’area di intervento di oltre 37 ettari che verrà in gran parte cementificata, quasi quanto tutto l’abitato di Cenaia, la frazione più grande del comune di Crespina-Lorenzana.

Queste le cifre della “Cittadella della Logistica”, un gigantesco Ecomostro, che dovrebbe sorgere a Lavoria e per la quale le procedure di approvazione stanno andando avanti velocemente senza che il Consiglio comunale si sia mai espresso sull’argomento, neanche per dettare qualche timido indirizzo, o per ricordare l’allarme dell’ultimo rapporto SNPA sul consumo di suolo e la Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione (17 giugno).

Il progetto, sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica, “dimentica” di considerare, oltre all’enorme consumo di suolo, gli effetti sul traffico, la mancanza in tutta l’area di depuratori e di un’adeguata rete fognaria, la vicinanza di vari ettari di terreni contaminati da anni di spandimento indiscriminato dei liquami prodotti dall’allevamento intensivo di suini “Torre a Cenaia” ancora in dismissione e mai bonificati, la vicinanza con la discarica di Gello: tutti elementi che già gravano il territorio su cui l’Ecomostro verrebbe costruito.

Inoltre, l’impermeabilizzazione di vari ettari di terreno che si avrebbe realizzando il progetto, rispetto al rischio idraulico di una pianura alluvionale a pericolosità idraulica media, si aggiungerebbe agli effetti di altre urbanizzazioni più o meno recenti e di previsioni di piano che non intendono arrestare il consumo di suolo di futuri progetti, aspetto questo in controtendenza rispetto agli indirizzi nazionali e comunitari che impongono sempre più nei Comuni una limitazione nell’uso e consumo del suolo.

Il progetto poi non valuta i possibili effetti inquinanti dovuti al dilavamento dei circa 10 ettari di piazzali di stoccaggio, movimentazione e manovra di mezzi pesanti e non che, senza dotazione di impianto di trattamento delle acque meteoriche o di lavaggio, verranno convogliate direttamente in vasche “con fondo inerbito”, dove si andranno a depositare tutta una serie di sostanze inquinanti quali idrocarburi, solventi, vernici e altre sostanze chimiche trasportate nella stessa acqua non trattata, che verranno quindi assorbite dal terreno, arrivando a poter contaminare le acque sottostanti.

In aggiunta a ciò, accanto alle suddette vasche sarà realizzato un impianto di smaltimento delle acque nere con trattamento di fitodepurazione e successiva dispersione dei liquami nel terreno, mentre non si fa parola dello smaltimento dei reflui derivanti da non ben precisati tipi di lavorazione. È questa una grave carenza, vista anche la vicinanza del campo “pozzi Cenaia” costituito da sei captazioni di acque sotterranee destinate al consumo, per il quale occorre evitare il rischio di contaminazione derivante da una inadeguata gestione degli inquinanti.

Le lavorazioni previste nella struttura così come riportate nelle varie documentazioni presenti in atti sono descritte in maniera molto generica, vaga e incompleta e indicate in maniera approssimativa come attività di assemblaggio, trattamento superfici e verniciatura ma le dimensioni della struttura, che destina 7 ettari circa di superficie alle lavorazioni e l’area di un campo da calcio alla sola falegnameria, fanno pensare a un insieme di attività legate a processi produttivi e di finitura di importante entità, che sarebbe bene conoscere e approfondire per poterne valutare adeguatamente gli effetti.

Il Rapporto Ambientale è stato inoltre riconosciuto come carente per molti aspetti relativi ad aria, energia, acqua, rifiuti, né sono al momento note garanzie sull’eventuale fine-vita di questa mastodontica struttura: in caso di dismissione, che fine faranno i 20 ettari cementificati? E tutto il resto di apparati, come verrà recuperato e da chi?

Come Legambiente, insieme all’Associazione Orizzonte Comune, abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale di sospendere il procedimento di Valutazione fino a quando il quadro conoscitivo e quello progettuale non saranno adeguatamente integrati e completati delle parti mancanti. Per un intervento di tale portata, che impatta in maniera smisurata rispetto al territorio su cui andrà a insistere, pensiamo che prima di assumere evidenti rischi e inconvenienti a carico della collettività, che potrebbero durare e gravare la stessa per molto tempo, le istituzioni e la comunità locale debbano necessariamente approfondire gli aspetti più impattanti del progetto ed eventualmente proporre i necessari adeguamenti, senza nessuna preclusione, nell’interesse della cittadinanza tutta, compresa la possibilità di non accettare la proposta.

Non è possibile che un progetto come questo vada avanti con delibere di Giunta comunale votate da poche persone: è necessario che venga descritto e spiegato in assemblee pubbliche, consigli comunali aperti e se necessario, con un adeguato processo partecipativo.

L'area destinata a ospitare la struttura com'è adesso.

STIAMO TAGLIANDO IL RAMO SU CUI SIAMO SEDUTI

Stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti.
Questo titolo può essere la sintesi di ciò che ci dice l’ultimo rapporto dell’Ispra sul consumo di suolo presentato l’altro ieri a Genova e consultabile sul sito ISPRA.
( https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo)
Globalmente si condividono gli obiettivi dell’agenda 2030 circa la necessità di mantenere un suolo naturale, non solo per l’agricoltura ma per tutti i servizi ecosistemici che il suolo naturale ci dona, purtroppo in Italia continuiamo imperterriti a cementificare, asfaltare e snaturalizzare il nostro territorio.


Il rapporto ci dice che “Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km 2 , il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari.


Stiamo compromettendo tutte quelle funzioni ecosistemiche che il suolo svolge, ad esempio la mitigazione del clima: nelle aree urbanizzate si riscontra un aumento medio della temperature di +4 gradi, a Firenze fino a +6 . Per non parlare poi dell’importanza del suolo integro e permeabile nel controllo delle esondazioni: Ricordiamoci cosa è successo in Romagna. E, per paradosso, molte aree, dove si continua a consumare suolo, sono in zone a rischio alluvione, vedi Green park a Pontedera o le nuove revisioni lungo al Chiesino.
Ultimamente la logistica, che ci vuole consegnare i pacchi all’istante, sta invadendo le nostre campagne; capannoni enormi che non vanno a sostituire l’esistente abbandonato, ma distruggono suolo agricolo e naturale; quando, anche il rapporto ISPRA/SNPA, ci dice che abbiamo un enorme patrimonio di edifici dismessi ed in degrado.


Il Circolo Legambiente Valdera e il Circolo Laudato Sì Valdera, come tanti cittadini, sono preoccupati perché in Valdera con il nuovo piano strutturale intercomunale approvato recentemente si sta
continuando nella direzione sbagliata, prevedendo enormi superfici di suolo vergine da impermeabilizzare con parcheggi, capannoni e centri commerciali.

Per avere un’idea dell’impatto ambientale di tali scelte basta vedere la mappa di Pontedera estratta dal PSIV dove le aree colorate sono già urbanizzate e quelle tratteggiate sono di nuova previsione.

Mentre a nostro avviso servirebbe cambiare rotta seguendo anche le direttive europee come quella sul ripristino di aree naturali la cosiddetta Nature Restoration Law che ci chiede di cercare di ripristinare aree naturali per tutti i benefici che ne consegue in termini di servizi ecosistemici.
Il Suolo insieme ad acqua ed aria sono bene primari ed essenziali per la vita delle comunità viventi a cui anche noi apparteniamo, il suo degrado porterà di conseguenza degrado sociale e povertà.
Adesso il piano strutturale della Valdera si attuerà nei vari comuni con i piani operativi comunali (POC);
invitiamo tutti i consigli comunali, che dovranno definire ed approvare questi piani operativi a ripensare le previsioni del piano strutturale per invertire la rotta per mirare verso gli obiettivi dell’agenda 2030 per una vera tutela di un bene non rinnovabile quale è il suolo naturale.

Pontedera 26 ottobre 2023
Circolo Legambiente Valdera
Cicolo laudato Sì Pontedera
Valdera

PONTEDERA: UNA NUOVA LOTTIZZAZIONE CANCELLERA’ UN AREA AGRICOLA AI CONFINI CON FORNACETTE

Dopo la pesante lottizzazione del Chiesino sulla riva dello Scolmatore, e mentre attendiamo di capire quanto cemento si potrebbe riversare nell’area della tenuta Isabella dopo la disponibilità ad ospitare parte della base militare interforze, siamo venuti a conoscenza con il nostro Osservatorio sulle politiche urbanistiche, di un’altra lottizzazione che interesserà la zona del Chiesino, stavolta sul lato a nord della Toscoromagnola, sempre nel comune di Pontedera.

Non ci possiamo credere! Questa amministrazione, non solo smentisce quanto era nel programma del Sindaco e delle forze che lo hanno sostenuto, ma non tiene conto di nessuna istanza che arriva da più parti riguardo alla lotta alla crisi climatica o – almeno – alla mitigazione degli effetti attraverso una gestione corretta del territorio. Si stanno prendendo una bella responsabilità verso le future generazioni.

Quattro ettari di cemento cancelleranno una grande superficie agricola, area cuscinetto fra le espansioni urbane di Pontedera e di Fornacette, per realizzare un gigantesco capannone, grande come l’IKEA di Pisa. In un’area in cui, in un kilometro di raggio, sono presenti ben 22 capannoni inutilizzati fra Calcinaia, Fornacette e Pontedera.

Nell’enciclica “Laudato Sì”, Papa Francesco, riguardo al consumo di suolo avverte: <<sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente>>. Sembra che l’Amministrazione Comunale di Pontedera, con in testa il sindaco, voglia realizzare esattamente l’obiettivo opposto: saturare i pochi spazi agricoli rimasti nella pianura e riempirli di parcheggi e capannoni, cui aggiungere eventualmente una base militare.

Il tutto sta avvenendo al di fuori del processo di formazione del Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, che nasce quindi svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.Non c’è inoltre nessuna pianificazione che tenga conto dell’aumento di traffico che questo intervento produrrebbe, insieme a quello del Chiesino lato sud, in un tratto di strada già adesso interessato da lunghi ingorghi praticamente ogni giorno.Anche questa lottizzazione persegue unicamente interessi di investitori privati; la contropartita sarebbe la realizzazione di un’area sportiva pubblica, su terreni che però non sono nella disponibilità del Comune e che quindi pare di difficile realizzazione.

Ci dispiace che la maggioranza che governa Pontedera, in fine legislatura si stia impegnando in nuove e dannose cementificazioni che rispondono solo a logiche di profitto privato, e che danneggeranno abitanti, commercianti, lavoratori e utenti di servizi pubblici che giornalmente raggiungono Pontedera.

Ci eravamo augurati che interventi di questo tipo fossero ormai relegati al passato.

Chiediamo che questa lottizzazione, insieme all’altra sulla riva dello Scolmatore, venga annullata e che tutte le decisioni sulle trasformazioni o meglio ancora, sulla tutela del territorio, vengano riportate all’interno del Piano Operativo Comunale, come ha indicato anche la Regione Toscana.

Pontedera 7 ottobre 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

LOTTIZZAZIONE DEL CHIESINO: UNA COLATA DI CEMENTO INUTILE E DANNOSA

Una spianata di cemento metà parcheggi e metà edifici, con qualche albero a ornamento: così appare, sul sito del comune di
Pontedera, la raffigurazione della lottizzazione del Chiesino. Cemento che congiungerà, saturandole, le aree pesantemente
cementificate già esistenti a Pontedera e Fornacette, eliminando per sempre un polmone verde con caratteristiche di pregio
neanche indagate, e classificate sbrigativamente come “degrado”, realizzando fra due zone commerciali un ennesimo e
sovradimensionato centro commerciale.


Cosa ci sia di sostenibile in questo progetto, a parte i guadagni di proprietari e costruttori, è veramente difficile da capire. L’area è di
proprietà privata
e le previsioni di edificazione, già presenti nel Piano Regolatore in vigore, non essendo state attuate da oltre 5
anni, potevano essere completamente riviste, riportando le decisioni nel Piano Operativo Comunale in fase di revisione. Invece la
Giunta e il Consiglio Comunale hanno preferito sottrarre al POC le decisioni su quest’area e le relative forme di partecipazione. Il
Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, viene così svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato
consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.


Non servono a niente le ecofeste di un giorno, se poi si progetta di cementificare ettari e ettari di verde. Scelte urbanistiche come
questa, contrastano clamorosamente con le sbandierate parole d’ordine più volte ripetute (quasi ossessivamente!) nel programma
elettorale del 2019, con cui il Franconi è stato eletto, anche con il sostegno di parte del mondo ambientalista: “sostenibilità
ambientale”, “cura e incremento del verde”, “green economy”, “economia circolare” ecc..


Mentre nella società cresce la sensibilità ambientale sui problemi connessi al consumo di suolo, per contrastare il dissesto
idrogeologico (e le dannose conseguenze, come le alluvioni) e la crisi climatica e per tutelare la biodiversità, le decisioni delle
amministrazioni locali vanno in direzione ostinata e contraria. Lo si vede ad esempio nel nuovo Piano Operativo di Livorno, oppure
nel Piano Strutturale Intercomunale di Pisa e Cascina, con previsioni di enormi lottizzazioni su territori non ancora cementificati, ma
anche in vari comuni a noi più vicini, dove si continuano a progettare nuove aree industriali e insediative. Il tutto ignorando le tante
aree dismesse, presenti anche nei centri urbani, da sottoporre a ristrutturazione e recupero senza consumare nuovo suolo. E
avendo già “superato” le previsioni di alberature e nuove aree verdi urbane e periurbane, rimaste a decorazione di belle cartografie
colorate. Nei pochi casi in cui le alberature sono state realizzate, poi, ci si è dimenticati di curare gli alberi dopo l’ impianto. Sulla
pista ciclabile al Chiesino un 20% circa degli alberi piantati dal comune è già secco.


Noi proponiamo che l’area del Chiesino venga destinata a parco, come è avvenuto ad esempio a Pisa con il Parco di Cisanello
rinunciando, grazie anche alla battaglia di Legambiente, a una pesante lottizzazione; valorizzando le essenze arboree spontanee
presenti, che sono quelle meglio adattate alle nuove situazioni climatiche, come area polmone che interrompa le cementificazioni
esistenti, determinando così importanti vantaggi in termini di biodiversità, permeabilità del suolo, contrasto alla crisi climatica:
alberi e prati sottraggono calore mentre cemento e asfalto lo accumulano e lo restituiscono alle aree circostanti.


Come Legambiente Valdera abbiamo attivato un Osservatorio sulle politiche urbanistiche dei comuni dell’area, aperto anche ad
altre associazioni, e faremo di tutto per contrastare i progetti di consumo di suolo che si susseguono con una intensità che
credevamo fosse ormai cosa del passato.


E’ necessario smettere di guardare al territorio in termini di “valorizzazione” di rendite e investimenti immobiliari; bisogna guardare
agli interessi delle generazioni presenti e di quelle future
, a cui non possiamo lasciare un pianeta sempre più sfruttato e flagellato
dalle crisi prodotte da politiche di corto respiro.


Pontedera, 1 settembre 2023
Il Direttivo di Legambiente Valdera

OSSICOMBUSTIONE E MEGA DISCARICA,IL “MODELLO PECCIOLI” CON L’ECONOMIA CIRCOLARE NON C’ENTRA!

Dopo la presentazione a Peccioli del nuovo impianto miracoloso, in grande spolvero con nomi conosciuti e che sono stati considerati dalla stampa esponenti del mondo ambientalista, vorremmo ribadire alcune nostre forti perplessità.

Innanzitutto precisare che i tecnici presenti all’incontro non rappresentavano il mondo ambientalista bensì le loro fondazioni o società. Lo stesso Ermete Realacci non rappresentava Legambiente ma la Fondazione Symbola, che è compartecipata dalla Soc. Belvedere.

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli, che prospettavano la chiusura del ciclo dei rifiuti? Come si può parlare di “economia circolare” a Peccioli? Dopo la bocciatura da parte della Regione della richiesta di un sostanziale raddoppio della discarica di Peccioli, Belvedere ci riprova presentando nuovamente la richiesta di ampliamento per ben 4.330.000 mc.

E’ possibile concentrare lo smaltimento dei rifiuti su un’area della campagna Toscana che vorrebbe seguire un modello di sviluppo basato sulle produzioni agricole di qualità e sul turismo?

Questi sono i dubbi che come associazione vogliamo condividere con quanti sono stati al nostro fianco in tanti anni di battaglie per l’ambiente, consapevoli che servono anche gli impianti di trattamento, ma solo se finalizzati ad un effettivo recupero di materie seconde di qualità e quando sono inseriti in un quadro programmatorio regionale.

L’attività principale della società Belvedere è la raccolta e lo smaltimento nella propria discarica dei rifiuti indifferenziati: la società per mantenere aperta la mega discarica di Legoli nel così detto “triangolo verde” ha proposto negli anni vari possibili impianti che avrebbero magicamente risolto il problema, dal dissociatore molecolare al vetrificatore; oggi è la volta dell’ossidazione termica.

Per fare un po’ di chiarezza sulla volontà del gestore di lavorare per l’effettiva chiusura del cicli dei rifiuti, partendo dalla riduzione e dal recupero per lasciare la discarica come residuale, basta vedere il livello di differenziata che hanno i comuni gestiti dalla Belvedere, con Peccioli che non raggiunge neanche la metà della percentuale di differenziata prevista dalla legge! E’ possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici? I comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità. Anche i fanghi tossici in agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccioli.

Queste considerazioni ci portano a valutare negativamente la presentazione di una società quale attuatrice di una politica di economia circolare e molti sindaci dell’ATO Costa la pensano ormai come noi: si è visto all’incontro tenutosi a Palaia e Montefoscoli sabato 29 Luglio; e si è visto anche all’ultima riunione (dell’ 8 agosto scorso) al Comune di Viareggio, dove ben 31 comuni dell’ATO Costa aderenti alla rete Rifiuti Zero (alcuni anche molto importanti come Viareggio, Lucca, Capannori, Carrara, ecc.) hanno fortemente contestato le decisioni di Retiambiente che punta a realizzare l’impianto di ossicombustione di Peccioli (pagato da tutti i cittadini dell’ATO) e spinge invece molto poco verso la raccolta differenziata, “accontentandosi” di raggiungere solo un modesto 76% di raccolta differenziata nel 2030, quando molti comuni dell’ATO Costa, già oggi superano abbondantemente tale soglia! Tra l’altro l’unico esempio di “ossicombustore” in Italia è quello pugliese di Gioia del Colle, non esattamente un impianto privo di contestazioni: avviato come impianto sperimentale nel 2006, è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri NOE nel 2019, poi riattivato dal Consiglio di Stato come impianto-test e ancora osteggiato dal Comune di Bari. Probabilmente la “nuova” proposta di raddoppio della discarica tradisce proprio il timore di un fallimentare funzionamento dell’ossicombustore. Purtroppo, all’interno dell’ATO e di Retiambiente, la voce dei comuni contrari agli inceneritori non sempre riesce ad emergere: il meccanismo delle percentuali di rappresentanza premia pochi grandi comuni che detengono gran parte delle quote: ad esempio il solo Comune di Livorno detiene da solo circa il 33% delle quote di Retiambiente, il Comune di Pisa il 13,3% e il Comune di Pontedera il 13,1% : è sufficiente che questi tre comuni si accordino tra loro per avere la maggioranza in Retiambiente e, di fatto, decidere da soli la politica di gestione dei rifiuti dell’intero ATO Costa.

Pontedera, 18 agosto 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

CONVEGNO SUI RIFIUTI

Sabato 29 luglio oltre un centinaio di persone tra attivisti, sindaci, amministratori hanno partecipato all’incontro dei Comuni e Comunità Rifiuti Zero della Toscana tenutosi nel comune di Palaia (PI). Vi erano delegazioni da quasi tutte la Toscana ma soprattutto dai Comuni della costa. Molto numerosa la partecipazione dalla Valdera anche grazie all’impegno di #Legambiente e del Comitato Tat Montefoscoli.

Hanno partecipato anche sindaci ed amministratori di Comuni ancora non aderenti alla strategia RZ ma molto preoccupati dal progetto di ossicombustione e dell ulteriore ampliamento della megadiscarica di #peccioli.

Economia circolare a Peccioli: un ossimoro o una presa in giro?

In relazione alla presentazione  del 27 giugno 2023 a Peccioli del nuovo impianto di ossidazione termica per i rifiuti, vorremmo fare qualche considerazione e domanda:

Dov’è la circolarità in un impianto che brucia rifiuti? 

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli? 

Dal dissociatore molecolare, mai partito, al vetrificatore, ed oggi all’ossicombustore…è necessario, bruciare, liquefare o fondere i rifiuti o sarebbe ora di recuperare materia prima seconda, visto che nell’indifferenziato ne rimane molta? – tutti questi impianti vivono e danno profitti, solo se attraggono rifiuti indifferenziati, perchè laddove si fa la gestione corretta dei rifiuti per il riciclaggio non ce n’è bisogno.

A nostro parere, si tratterebbe di controllare se tutte gli impianti in esercizio hanno accantonato quanto prevede legge per il “post mortem”; vorremmo capire se questo è il problema che vuole consegnare all’eternità la discarica di Legoli, con ampliamenti, candidature per conferimenti di rifiuti speciali e idee improbabili.

In quasi tutti i comuni si arriva all’80% di raccolta di differenziata dei rifiutin ubani, quindi le discariche nate per questo, hanno finito il loro ciclo.

Il Comune di Peccioli potrebbe prendere in considerazione politiche per aumentare la raccolta differenziata, che è ferma al 30% da decenni, mentre paesi limitrofi raccolgono l’80%.

La Regione ritiene che in una piccola porzione del territorio della Valdera si debbano riversare i rifiuti di mezza Toscana e anche quelli speciali provenienti da altre regioni? 

Possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici.

Ci sono comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità

Gli uffici regionali e l’Irpet ne sono consapevoli e responsabilmente hanno bocciato il progetto di raddoppio della discarica Belvedere.

“…esaminando le esternalità ambientali negative legate al progetto, è rilevabile come esso ricada, a livello di area vasta, in un contesto significativo e strategico dal punto di vista dei flussi turistici….(Irpet)”

Anche i fanghi tossici in l’agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccoli.

Infine, chiediamo alla Regione come si inserisce questo progetto nella programmazione regionale che ha deciso l’abbandono dell’incenerimento.