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PRENDERSI CURA DEGLI ALBERI PER SALVARE IL CLIMA

Il 21 novembre si celebra, ormai da molti anni, la Giornata Nazionale degli Alberi per diffondere il rispetto e l’amore per la natura e per la difesa degli alberi, strumenti fondamentali per la lotta al cambiamento climatico.

Ci sono due modi di contrastare l’inquinamento da carbonio a livello planetario, il primo è quello di ridurre l’uso di combustibili fossili, lasciare sottoterra dove stanno petrolio, gas e carbone e contemporaneamente affidarsi alle energie alternative. Su questa strada gli Stati stanno procedendo con lentezza esasperante, ma i pochi risultati che si sono ottenuti sembrano vanificati dalla follia della guerra che ha riportato indietro le lancette della storia. Secondo gli scienziati non c’è più tempo, abbiamo superato il tipping point, il punto di non ritorno e questo ci pone nuovi problemi e nuove risposte. Si riscopre in particolare il ruolo delle piante, che rappresentano il secondo metodo per “decarbonizzare” l’atmosfera. Gli alberi assorbono anidride carbonica e producono ossigeno, per questo dobbiamo aumentare la copertura vegetale, nelle foreste e in ambito urbano. Ogni città deve realizzare spazi verdi, meglio se strutturati e connessi tra loro come infrastrutture verdi e corridoi ecologici, deve cioè rafforzare il suo patrimonio vegetale.

Piazza Andrea da Pontedera, Pontedera (foto Legambiente).
Piazza Giuseppe Garibaldi, Pontedera (foto Legambiente).

I benefici del verde urbano infatti sono molteplici. La vegetazione in città, oltre a ridurre la quantità di CO2, riesce ad abbattere il contenuto di polveri sottili nell’aria. Può svolgere funzioni di barriera acustica e può rappresentare una vera e propria casa per la fauna locale, promuovendo quindi la biodiversità. Mai come in questi anni abbiamo bisogno del verde urbano come elemento per la lotta ai cambiamenti climatici. Le piante e soprattutto i tetti verdi, con la propria struttura e la propria chioma riescono infatti a diminuire la velocità di scorrimento dell’acqua piovana, andando a contrastare precipitazioni sempre più abbondanti in tempi sempre minori. La vegetazione urbana riesce infine a combattere l’isola di calore estiva nelle città. È dimostrato infatti che la differenza di temperatura fra un’area verde e un’area completamente priva di vegetazione, il cosiddetto canyon urbano, si aggira fra i 2°C e gli 8°C. Perciò, in qualche modo viene un po’ mitigato l’effetto degli split dei condizionatori.

La Toscana sta investendo nel verde urbano, grazie a fondi regionali ed europei, ma come vanno le cose a livello locale? Ciclicamente si accende la discussione, da una parte quelli che avvertono come una ferita l’abbattimento dei vecchi alberi di città, dall’altra quelli che mettono in primo piano la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. È così che si prendono decisioni dettate dalle emergenze del momento ed interventi estemporanei di architetti ed urbanisti che lasciano molto a desiderare. Siamo favorevoli o contrari all’abbattimento dei pini in Piazza Garibaldi, quella che è conosciuta appunto come Piazza dei Pini? L’abbattimento dei pini e dei cedri in piazza Andrea da Pontedera ha trasformato una piazza piena di vita e di bambini che giocavano, in un deserto. Sono stati tagliati i pini della stazione, ma senza compensazioni, così in viale Piaggio, in via Dante e in altri luoghi della città. Si possono anche abbattere alberi malati o senescenti, ma rispettando un giusto e tempestivo piano di sostituzioni. La risposta non va delegata ad un singolo esperto, ma deve emergere da un serio approfondimento.

Per dare risposta al problema c’è già uno strumento fondamentale, non ci si deve affidare al carosello delle opinioni ma si deve semplicemente applicare la legge. Riguardo il verde urbano è in vigore la legge n.10/2013 (norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani). La norma, che ha l’obiettivo di aumentare il verde nei centri urbani, prevede che siano tutelate le aree verdi esistenti e le piante monumentali, prevede l’istituzione del catasto arboreo, quindi censimento e classificazione del patrimonio arboreo e l’obbligo di piantare un albero per ogni nuovo nato. Tale obbligo è monitorato con il ‘bilancio arboreo’, strumento per il quale i sindaci, a due mesi dal fine mandato, devono rendere noto il saldo tra il numero degli alberi già esistenti e quello delle nuove piantumazioni.

Da sottolineare che il censimento del verde è lo strumento fondamentale alla base del Regolamento del verde e del Piano comunale del verde. I tecnici redigono il Piano di manutenzione del verde, il Piano di gestione del rischio delle alberate e il Piano di rinnovo delle alberate.

Proprio in virtù di quanto detto sinora, anche gli interventi di capitozzatura degli alberi, che lasciano strade e piazze completamente prive di copertura verde, appaiono del tutto irrazionali e peggiorano sicuramente la qualità dell’ambiente e della vita nelle città. Tale pratica infatti è vietata dalla sopracitata legge, anche se purtroppo nelle nostre città, se ne continua a farne grande uso.

Pontedera, in quanto città con più di 25.000 abitanti, si è già dotata di un censimento del verde di Livello 2, che prevede la creazione di un catasto arboreo, con specifiche di ogni albero. Quello che ulteriormente chiediamo, è il semplice rispetto delle normative, che si controlli e si programmi la manutenzione delle piante, che si valorizzi e si protegga il verde urbano già esistente, senza dover assistere a quegli scempi, a cui da ormai troppi anni siamo abituati ad assistere.

COLTANO FRA NATURA, PAESAGGI E AGRICOLTURA

I TANTI PERCHÉ DEL NOSTRO NO ALLA BASE MILITARE

La costruzione della ipotizzata base militare di Coltano sottrarrebbe decine di ettari di terreni ottimi, che attualmente risultano coltivati con tecniche biologiche, in un’area che vede una percentuale di superficie
dedicata al biologico estremamente elevata (il 30% circa) e che trova poche analogie nel territorio regionale.
In un contesto di crisi come quello in cui ci troviamo e nel quale voci autorevoli stanno paventando il verificarsi di una possibile scarsità di derrate alimentari nei prossimi mesi, la produzione di cibo, soprattutto
di qualità, è una questione che assume una sempre maggiore rilevanza. L’importanza di queste produzioni va contestualizzata anche in vista di un’auspicabile riduzione della dipendenza dall’import estero. Inoltre,
proprio per il fatto che Coltano si caratterizza per questa forte presenza di produzioni biologiche, diminuirne tale peculiarità comprometterebbe uno dei compiti principali del Parco, e cioè quello di favorire tecniche
agricole rispettose della naturalità dei luoghi e moltiplicatrici di servizi ecosistemici per il territorio.
Oltre all’aspetto produttivo, anche i paesaggi agrari, con un’alternanza di campi, boschi e siepi, collegati da grandi viali, spesso arricchiti da spettacolari alberature, costituiscono un valore importante e originale di
Coltano rispetto alle altre pianure agricole della nostra regione e di tutto il Paese, che spesso si caratterizzano per paesaggi uniformi, semplificati e che hanno perso quasi ogni caratteristica di naturalità. Va evidenziato inoltre che questa preziosa trama rurale, al margine delle superfici boscate, costituisce un ecotono di enorme valore paesaggistico e naturalistico, scrigno insostituibile per molte specie d’interesse conservazionistico.
Ciò che contraddistingue, infatti, Coltano e che forse non è ancora di pubblico dominio è la presenza di una elevata biodiversità in ambiente agrario, elemento che sta diventando sempre più uno degli obiettivi
(pilastri) delle politiche comunitarie in campo agro/ecologico, in ragione proprio della progressiva perdita di biodiversità negli ambienti coltivati con modalità tradizionali e intensive in tutta Europa. Al riguardo, gli studi
più recenti sul declino degli insetti e degli uccelli nei Paesi della UE, hanno individuato proprio nei territori intensamente coltivati, la maggior perdita di specie. Non solo. Pur con una funzione agricola prevalente, Coltano ospita ancora un insieme di aree boscate di elevato valore naturalistico, in prevalenza latifoglie, che sono la testimonianza delle più estese foreste che popolavano le nostre pianure nei secoli passati, insieme a zone umide che seppur di limitata estensione (e talvolta con allagamenti limitati al periodo invernale e primaverile), ospitano un insieme di piante, uccelli, anfibi e rettili, macro/invertebrati (farfalle, libellule, coleotteri), ribadiamo: di grande valore conservazionistico.
Nelle aree boscate più integre, ma anche e soprattutto negli immediati dintorni delle poche aree urbanizzate, come fuori dal recinto dell’Ex Centro Radar, si possono osservare specie e fitocenosi interessanti che danno piena testimonianza di una naturalità diffusa. Molte di queste specie sono documentate in studi dell’Università di Pisa, nel Piano di Gestione dei boschi della Tenuta (2009-2018), negli studi del Centro
Ornitologico Toscano per quanto riguarda l’avifauna, e, più recentemente, anche del Comitato per la difesa di Coltano che ha documentato in maniera approfondita l’importanza della Tenuta per il birdwatching. Ad esempio, sia in alcune aree non interessate dall’attività agricola, sia all’interno e sulle sponde dei canali di bonifica, sono presenti specie igrofile importanti. In questi ambienti, aree umide spesso anche di ridotte dimensioni con piccoli canneti e alberature ripariali, ospitano uccelli, pesci e rettili legati agli ambienti acquatici che, tanto a livello regionale quanto nazionale, risultano sempre più minacciati, sia per quanto riguarda la superficie occupata, sia in relazione alla qualità del loro stato di conservazione. Proprio per la presenza di questi preziosi elementi di naturalità, che convivono finora armonicamente con le attività agrosilvopastorali, si ritiene che in presenza di un eventuale o parziale regresso di tali pratiche rurali, possa plausibilmente verificarsi – senza choc ecologici – un processo spontaneo di rinaturalizzazione. Alla luce di ciò, si ritiene, inoltre, che eventuali interventi di “habitat restoration”, mirati a ricreare ecosistemi naturali capaci di ospitare specie di animali e piante di interesse conservazionistico potrebbero essere coronati da successo.
Risulta così di tutta evidenza come Coltano presenti tutte quelle caratteristiche e peculiarità per poter consolidare e sviluppare le proprie componenti naturalistiche, con interventi da realizzare col pieno accordo degli agricoltori, cercando, ad esempio, di cogliere l’occasione che si verificherà con la pubblicazione dei prossimi bandi comunitari. Non solo per ripristinare alcuni habitat degradati e migliorare quelli esistenti, ma anche e soprattutto ricreare, ove possibile, boschi planiziali e zone umide fondamentali per la conservazione della natura nel Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli. Diversamente,
riteniamo verosimile che lo stravolgimento degli agroecosistemi che si verificherebbe a seguito della scellerata costruzione della base militare costituirebbe un ostacolo insormontabile per la tutela e
rinaturalizzazione di Coltano.
Infine, l’ambientalismo scientifico non può dimenticare il grande tema della fruizione. Se questi interventi si accompagneranno, infatti, al miglioramento della rete sentieristica, da sviluppare utilizzando la viabilità rurale esistente compatibilmente con le emergenze biotiche, evitando al contempo la realizzazione di strutture pesanti in asfalto, cemento o altro (strade bianche e strade inerbite, sentieri interni alle aree boscate, margini dei campi percorribili), sarà possibile sviluppare il turismo naturalistico. Un turismo verde, responsabile e sostenibile, che potrà integrare e arricchire di contenuti il turismo rurale, già significativo per alcune aziende della Tenuta, creando nuove occasioni di reddito e di conoscenza del territorio, da custodire come esempio cristallino della convivenza feconda fra uomo e natura.

Legambiente Toscana
Circolo Legambiente Pisa
Legambiente Valdera ETS
Legambiente Versilia