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VESPA WORLD DAY

All’amministrazione comunale di Pontedera
ai cittadini di Pontedera e della Valdera

Pubblichiamo la protesta di un cittadino rispetto ai Vespa days; siamo convinti che queste giornate abbiano anche entusiasmato e siano state apprezzate da molti visitatori occasionali e da molti che hanno sempre amato la Vespa, simbolo di Pontedera nel mondo.

“Vi scrivo come cittadino di Pontedera e come ex collaudatore Piaggio degli anni ’80. Avendo assistito all’ingresso di migliaia e migliaia di Vespa a due tempi euro zero in centro a Pontedera, e conoscendo la quantità e la qualità di emissioni provocate da questi motori, mi chiedevo se fosse possibile accedere alle centraline (oppure a qualsiasi altro strumento di monitoraggio) per capire quale tasso di inquinamento fosse stato raggiunto in quei giorni. Visto che il Comune non ha diffuso alcuna informativa (perlomeno a mia conoscenza) o avviso sulla pericolosità ad esporsi a tali scarichi, soprattutto per anziani e bambini, credo che sarebbe una richiesta e un’indagine utile per non ripetere certe pericolose mancanze.” (Sandro Marzocchini)

Al signor Marzocchini rispondiamo che le centraline di misurazione della qualità dell’aria a Pontedera non ci sono più da anni: di quella in via della Misericordia rimane solo la piattaforma in cemento.


Ormai si gioca solo sui numeri: chi fa affluire più gente e motori in pochi giorni in un determinato luogo, vince (Pontedera, Peccioli…)
Nessuna programmazione di turismo sostenibile o idea di città vivibile.
E, soprattutto, nessuna idea su come affrontare la crisi climatica!

Non possiamo, tuttavia, tacere le proteste che via via si sono manifestate:
probabilmente c’è stato un eccesso di parcheggi vietati e riservati ai vespisti, il che ha impedito ai normali clienti degli esercizi commerciali di arrivare a Pontedera, come avviene normalmente nei week-end, spaventati dalle numerose “zone rosse”.


Questi parcheggi e anche altri sono rimasti in gran parte vuoti per tutte le giornate e l’aumento e il grande afflusso di vespisti ha portato grandi incassi in bar e ristoranti.
Ci sono stati quartieri particolarmente aggrediti dall’inquinamento di migliaia di Vespe, che notoriamente non sono ecologiche (almeno per ora). In centro si è registrato anche un inquinamento sonoro, molto forte, soprattutto il sabato sera, dovuto all’aver lasciato liberi i DJ di usare il volume che meglio credevano, fino all’una di notte e probabilmente al di sopra dei limiti di legge: la polizia municipale non rispondeva al telefono e alcuni cittadini si sono rivolti al 113.

Perfino una parte dei ristoratori si sono lamentati.
La cosa è frequente a Pontedera anche in estate, dove il massimo del divertimento in città sembra sia lasciare libero soprattutto il volume di musica bum bum. Il centro storico è penalizzato, perché le attività pseudo-musicali così come i rumori e gli inquinamenti, sono più concentrati e dannosi, in quanto le strade sono più strette.

Certi di sollecitare almeno in parte, la Vs. attenzione,
porgiamo distinti saluti

Legambiente Valdera
(il direttivo)

27 aprile 2024

KEU: È URGENTE LA BONIFICA DEI SITI INQUINATI

Non molti giorni fa all’apertura dell’anno giudiziario il Procuratore Generale di Firenze ha citato come situazione di preoccupazione quella del KEU, sottolineando il fatto, molto grave:
“i risultati delle analisi delle acque di falda, hanno mostrato il contatto con i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati”.


Lo studio coordinato dal dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa un anno fa, su campioni di KEU in varie condizioni, parla di impatto elevato in condizioni d’umidità relativa e presenza
di ossigeno, in quanto il KEU subisce trasformazioni con produzione di cromo esavalente.
Il cromo esavalente è cancerogeno.


Se si mettono insieme questi due fatti incontestabili, come Legambiente Valdera, ripetiamo ancora una volta che siamo preoccupati e chiediamo il prima possibile, la rimozione totale del KEU in Valdera e la bonifica dei siti inquinati.


Non si possono dimenticare, infatti, i cumuli di terra e KEU del Green Park, circondati dall’acqua, durante i temporali e l’alluvione agli inizi di novembre scorso.


Quasi tre anni fa la Toscana ha scoperto di avere molti luoghi inquinati da questo prodotto del comprensorio del cuoio.
I materiali edili riciclati con il KEU sono stati trovati dalle inchieste partite da tempo sotto le strade, la regionale n.429 Empoli-Castelfiorentino e la provinciale n.7 nei pressi di Arezzo,in un’area a
Massarosa, a Pisa sia nell’area ex Vacis, che dentro l’aeroporto militare, a Crespina in un cantiere dell’acquedotto, negli impianti di riciclaggio Le Rose del materiale edile del KEU a Bucine e a Pontedera nella lottizzazione Green Park.


Addirittura – in base a quanto riportava tempo fa la stampa, rilevato da intercettazioni telefoniche – ci sarebbero stati tentativi (per fortuna falliti) di “esportare” il KEU anche sul Monte Serra, allorché,
dopo l’incendio del 2018, alcuni imprenditori di Santa Croce oggi sotto processo, con un’azione di greenwashing, si offrirono di piantare 10.000 ulivi, fertilizzandoli con le ceneri contenenti KEU.
[https://www.gonews.it/2021/04/19/fertilizzante-inquinato-ulivi-conciatori-incendio-monte-serra/]
Allo scoppiare dello scandalo, il problema sembrava allora affrontabile in un tempo ragionevole:
l’assessora all’ambiente Monni dichiarò da subito che tutti i siti sarebbero stati messi in sicurezza e poi bonificati in tempi brevi.
Il problema è che queste dichiarazioni si sono ripetute varie volte all’anno per tre anni e non è successo niente.
Solo l’area appartenente all’aeroporto militare è stata bonificata in pochi mesi, alla fine dell’estate del 2021 e a carico della Difesa, altrimenti l’aeroporto civile si sarebbe fermato perché la torre antinebbia si trova nell’area KEU.


E’ bene dire, però, che a Pontedera siamo a conoscenza della presenza di materiale “pericoloso” nell’area del Green Park fin dal 2017 e pian piano abbiamo capito della gravità della situazione; ci sono delibere dell’amministrazione comunale a dimostrarlo, oltre il blocco del cantiere.
Nei sette anni trascorsi da quando si è saputo che a Pontedera c’era un’area contaminata con rifiuti tossici, a parer nostro, l’amministrazione comunale non è riuscita a disinquinarla.
Anzi, rimane un mistero che, in presenza di un mega impianto per la gestione di rifiuti tossici come la Ecofor service, i proprietari del Green Park e il Comune non si siano resi conto che la salute dei cittadini era importante più delle loro diatribe:
prima si minimizza il danno ambientale e quello alla salute dei cittadini (il Sindaco è responsabile della salute pubblica) e poi ci si rivale sul proprietario; ci sono molti mezzi legali per farlo.
Grandi responsabilità hanno anche i proprietari: devono costruire case sicure e essere accorti negli acquisti dei materiali; invece spesso accade che, per risparmiare, si costruisca con qualsiasi materiale.
Il KEU è prodotto da rifiuti al cromo delle concerie, certificato come riciclabile negli anni passati da chi lo produceva (codice CER 190112), riportato tale dall’Arpat (vedi Arpatnews n.113 del maggio 2013).
Anche il ruolo di controllo della Provincia di Pisa in questa faccenda andrebbe approfondito.


Il punto è proprio questo e, a tal proposito,facciamo nostre le parole del Procuratore Squillace Greco.
“una prassi abusiva particolarmente pericolosa e dannosa per l’ambiente, ovverosia quella di declassificare i rifiuti pericolosi e le ceneri dei fanghi di depurazione contaminati, facendoli figurare come rifiuti recuperabili nella lavorazione di materiali inerti per l’edilizia, così da consentire un occultamento dei rifiuti più inquinanti provenienti dal comparto conciario e dal comparto orafo e causare anche gravi eventi di inquinamento ambientale”.

Pontedera 10/02/2024
Il Direttivo di Legambiente Valdera

CACCIA,NO ALLA LEGGE SPARA-TUTTO DELLA LEGA: IL PARLAMENTO LA FERMI

Vi segnaliamo una petizione lanciata da il Fatto Quotidiano  a cui aderiscono le associazioni Enpa, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Lndc Animal Protection, Oipa, Federazione Nazionale Pro Natura e Wwf Italia. Volta alla salvaguardia degli animali, degli ecosistemi e della natura e per dire no alla caccia senza regole.

Il Parlamento blocchi la proposta di legge del centrodestra.

https://www.ioscelgo.org/petizioni/caccia-no-alla-legge-spara-tutto-della-lega-il-parlamento-la-fermi/

BANDO SERVIZIO CIVILE UNIVERSALE 2024 PROROGATO AL 22/02

È uscito il nuovo Bando di Servizio Civile Universale

Per candidarsi c’è tempo fino alle ore 14:00 del 22 febbraio 2024

Cosa è il servizio civile ?

“Il servizio civile è la scelta volontaria di dedicare fino a un anno della propria vita alla difesa non armata e non violenta della patria, all’educazione, alla pace tra i popoli e alla promozione dei valori fondativi della Repubblica italiana, attraverso azioni per la comunità e per il territorio.”

Il servizio civile universale è rivolto a tutti i giovani dai 18 ai 29 anni non ancora compiti,  ha una durata di 12 mesi, con una media settimanale di 25 ore.

È previsto un rimborso mensile di 507,30 €.

Il progetto di Legambiente Valdera: TUTTO PUÒ CAMBIARE

1 POSTO DISPONIBILE

Se sceglierai di svolgere servizio presso Legambiente Valdera sarai impegnato in prima linea in attività volte alla sensibilizzazione e all’educazione alla cura, alla tutela e alla protezione dell’ambiente inteso come luogo di vita.

A fianco dei volontari e delle volontarie dell’associazione, ti occuperai dell’organizzazione, della promozione e della realizzazione di:

  • iniziative di conoscenza, cura e riqualificazione degli spazi urbani e di aree verdi periurbane;
  • iniziative di approfondimento su tematiche importanti come cambiamenti climatici, mobilità sostenibile e economia circolare;
  • laboratori didattici di riciclo creativo per i più piccoli.
  • pubblicizzazione delle passeggiate e delle escursioni organizzate e  svolte dal circolo Legambiente Valdera.

per maggior informazioni leggi di seguito il progetto:

https://scn.arciserviziocivile.it/sintesi_prg/108943.pdf

Come fare per candidarsi?

Si può presentare domanda esclusivamente on line attraverso questo LINK.

Per presentare la domanda è necessario avere lo SPID

Per maggiori informazioni consulta il sito di arci servizio civile

STIAMO TAGLIANDO IL RAMO SU CUI SIAMO SEDUTI

Stiamo tagliando il ramo su cui siamo seduti.
Questo titolo può essere la sintesi di ciò che ci dice l’ultimo rapporto dell’Ispra sul consumo di suolo presentato l’altro ieri a Genova e consultabile sul sito ISPRA.
( https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/suolo-e-territorio/suolo/il-consumo-di-suolo)
Globalmente si condividono gli obiettivi dell’agenda 2030 circa la necessità di mantenere un suolo naturale, non solo per l’agricoltura ma per tutti i servizi ecosistemici che il suolo naturale ci dona, purtroppo in Italia continuiamo imperterriti a cementificare, asfaltare e snaturalizzare il nostro territorio.


Il rapporto ci dice che “Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate e crescenti. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km 2 , il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari.


Stiamo compromettendo tutte quelle funzioni ecosistemiche che il suolo svolge, ad esempio la mitigazione del clima: nelle aree urbanizzate si riscontra un aumento medio della temperature di +4 gradi, a Firenze fino a +6 . Per non parlare poi dell’importanza del suolo integro e permeabile nel controllo delle esondazioni: Ricordiamoci cosa è successo in Romagna. E, per paradosso, molte aree, dove si continua a consumare suolo, sono in zone a rischio alluvione, vedi Green park a Pontedera o le nuove revisioni lungo al Chiesino.
Ultimamente la logistica, che ci vuole consegnare i pacchi all’istante, sta invadendo le nostre campagne; capannoni enormi che non vanno a sostituire l’esistente abbandonato, ma distruggono suolo agricolo e naturale; quando, anche il rapporto ISPRA/SNPA, ci dice che abbiamo un enorme patrimonio di edifici dismessi ed in degrado.


Il Circolo Legambiente Valdera e il Circolo Laudato Sì Valdera, come tanti cittadini, sono preoccupati perché in Valdera con il nuovo piano strutturale intercomunale approvato recentemente si sta
continuando nella direzione sbagliata, prevedendo enormi superfici di suolo vergine da impermeabilizzare con parcheggi, capannoni e centri commerciali.

Per avere un’idea dell’impatto ambientale di tali scelte basta vedere la mappa di Pontedera estratta dal PSIV dove le aree colorate sono già urbanizzate e quelle tratteggiate sono di nuova previsione.

Mentre a nostro avviso servirebbe cambiare rotta seguendo anche le direttive europee come quella sul ripristino di aree naturali la cosiddetta Nature Restoration Law che ci chiede di cercare di ripristinare aree naturali per tutti i benefici che ne consegue in termini di servizi ecosistemici.
Il Suolo insieme ad acqua ed aria sono bene primari ed essenziali per la vita delle comunità viventi a cui anche noi apparteniamo, il suo degrado porterà di conseguenza degrado sociale e povertà.
Adesso il piano strutturale della Valdera si attuerà nei vari comuni con i piani operativi comunali (POC);
invitiamo tutti i consigli comunali, che dovranno definire ed approvare questi piani operativi a ripensare le previsioni del piano strutturale per invertire la rotta per mirare verso gli obiettivi dell’agenda 2030 per una vera tutela di un bene non rinnovabile quale è il suolo naturale.

Pontedera 26 ottobre 2023
Circolo Legambiente Valdera
Cicolo laudato Sì Pontedera
Valdera

PONTEDERA: UNA NUOVA LOTTIZZAZIONE CANCELLERA’ UN AREA AGRICOLA AI CONFINI CON FORNACETTE

Dopo la pesante lottizzazione del Chiesino sulla riva dello Scolmatore, e mentre attendiamo di capire quanto cemento si potrebbe riversare nell’area della tenuta Isabella dopo la disponibilità ad ospitare parte della base militare interforze, siamo venuti a conoscenza con il nostro Osservatorio sulle politiche urbanistiche, di un’altra lottizzazione che interesserà la zona del Chiesino, stavolta sul lato a nord della Toscoromagnola, sempre nel comune di Pontedera.

Non ci possiamo credere! Questa amministrazione, non solo smentisce quanto era nel programma del Sindaco e delle forze che lo hanno sostenuto, ma non tiene conto di nessuna istanza che arriva da più parti riguardo alla lotta alla crisi climatica o – almeno – alla mitigazione degli effetti attraverso una gestione corretta del territorio. Si stanno prendendo una bella responsabilità verso le future generazioni.

Quattro ettari di cemento cancelleranno una grande superficie agricola, area cuscinetto fra le espansioni urbane di Pontedera e di Fornacette, per realizzare un gigantesco capannone, grande come l’IKEA di Pisa. In un’area in cui, in un kilometro di raggio, sono presenti ben 22 capannoni inutilizzati fra Calcinaia, Fornacette e Pontedera.

Nell’enciclica “Laudato Sì”, Papa Francesco, riguardo al consumo di suolo avverte: <<sia nell’ambiente urbano sia in quello rurale, è opportuno preservare alcuni spazi nei quali si evitino interventi umani che li modifichino continuamente>>. Sembra che l’Amministrazione Comunale di Pontedera, con in testa il sindaco, voglia realizzare esattamente l’obiettivo opposto: saturare i pochi spazi agricoli rimasti nella pianura e riempirli di parcheggi e capannoni, cui aggiungere eventualmente una base militare.

Il tutto sta avvenendo al di fuori del processo di formazione del Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, che nasce quindi svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.Non c’è inoltre nessuna pianificazione che tenga conto dell’aumento di traffico che questo intervento produrrebbe, insieme a quello del Chiesino lato sud, in un tratto di strada già adesso interessato da lunghi ingorghi praticamente ogni giorno.Anche questa lottizzazione persegue unicamente interessi di investitori privati; la contropartita sarebbe la realizzazione di un’area sportiva pubblica, su terreni che però non sono nella disponibilità del Comune e che quindi pare di difficile realizzazione.

Ci dispiace che la maggioranza che governa Pontedera, in fine legislatura si stia impegnando in nuove e dannose cementificazioni che rispondono solo a logiche di profitto privato, e che danneggeranno abitanti, commercianti, lavoratori e utenti di servizi pubblici che giornalmente raggiungono Pontedera.

Ci eravamo augurati che interventi di questo tipo fossero ormai relegati al passato.

Chiediamo che questa lottizzazione, insieme all’altra sulla riva dello Scolmatore, venga annullata e che tutte le decisioni sulle trasformazioni o meglio ancora, sulla tutela del territorio, vengano riportate all’interno del Piano Operativo Comunale, come ha indicato anche la Regione Toscana.

Pontedera 7 ottobre 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

LOTTIZZAZIONE DEL CHIESINO: UNA COLATA DI CEMENTO INUTILE E DANNOSA

Una spianata di cemento metà parcheggi e metà edifici, con qualche albero a ornamento: così appare, sul sito del comune di
Pontedera, la raffigurazione della lottizzazione del Chiesino. Cemento che congiungerà, saturandole, le aree pesantemente
cementificate già esistenti a Pontedera e Fornacette, eliminando per sempre un polmone verde con caratteristiche di pregio
neanche indagate, e classificate sbrigativamente come “degrado”, realizzando fra due zone commerciali un ennesimo e
sovradimensionato centro commerciale.


Cosa ci sia di sostenibile in questo progetto, a parte i guadagni di proprietari e costruttori, è veramente difficile da capire. L’area è di
proprietà privata
e le previsioni di edificazione, già presenti nel Piano Regolatore in vigore, non essendo state attuate da oltre 5
anni, potevano essere completamente riviste, riportando le decisioni nel Piano Operativo Comunale in fase di revisione. Invece la
Giunta e il Consiglio Comunale hanno preferito sottrarre al POC le decisioni su quest’area e le relative forme di partecipazione. Il
Piano Operativo Comunale, strumento partecipato e democratico, viene così svuotato di contenuti a suon di varianti, con elevato
consumo di suolo, in aree critiche dal punto di vista ambientale e idrogeologico.


Non servono a niente le ecofeste di un giorno, se poi si progetta di cementificare ettari e ettari di verde. Scelte urbanistiche come
questa, contrastano clamorosamente con le sbandierate parole d’ordine più volte ripetute (quasi ossessivamente!) nel programma
elettorale del 2019, con cui il Franconi è stato eletto, anche con il sostegno di parte del mondo ambientalista: “sostenibilità
ambientale”, “cura e incremento del verde”, “green economy”, “economia circolare” ecc..


Mentre nella società cresce la sensibilità ambientale sui problemi connessi al consumo di suolo, per contrastare il dissesto
idrogeologico (e le dannose conseguenze, come le alluvioni) e la crisi climatica e per tutelare la biodiversità, le decisioni delle
amministrazioni locali vanno in direzione ostinata e contraria. Lo si vede ad esempio nel nuovo Piano Operativo di Livorno, oppure
nel Piano Strutturale Intercomunale di Pisa e Cascina, con previsioni di enormi lottizzazioni su territori non ancora cementificati, ma
anche in vari comuni a noi più vicini, dove si continuano a progettare nuove aree industriali e insediative. Il tutto ignorando le tante
aree dismesse, presenti anche nei centri urbani, da sottoporre a ristrutturazione e recupero senza consumare nuovo suolo. E
avendo già “superato” le previsioni di alberature e nuove aree verdi urbane e periurbane, rimaste a decorazione di belle cartografie
colorate. Nei pochi casi in cui le alberature sono state realizzate, poi, ci si è dimenticati di curare gli alberi dopo l’ impianto. Sulla
pista ciclabile al Chiesino un 20% circa degli alberi piantati dal comune è già secco.


Noi proponiamo che l’area del Chiesino venga destinata a parco, come è avvenuto ad esempio a Pisa con il Parco di Cisanello
rinunciando, grazie anche alla battaglia di Legambiente, a una pesante lottizzazione; valorizzando le essenze arboree spontanee
presenti, che sono quelle meglio adattate alle nuove situazioni climatiche, come area polmone che interrompa le cementificazioni
esistenti, determinando così importanti vantaggi in termini di biodiversità, permeabilità del suolo, contrasto alla crisi climatica:
alberi e prati sottraggono calore mentre cemento e asfalto lo accumulano e lo restituiscono alle aree circostanti.


Come Legambiente Valdera abbiamo attivato un Osservatorio sulle politiche urbanistiche dei comuni dell’area, aperto anche ad
altre associazioni, e faremo di tutto per contrastare i progetti di consumo di suolo che si susseguono con una intensità che
credevamo fosse ormai cosa del passato.


E’ necessario smettere di guardare al territorio in termini di “valorizzazione” di rendite e investimenti immobiliari; bisogna guardare
agli interessi delle generazioni presenti e di quelle future
, a cui non possiamo lasciare un pianeta sempre più sfruttato e flagellato
dalle crisi prodotte da politiche di corto respiro.


Pontedera, 1 settembre 2023
Il Direttivo di Legambiente Valdera

OSSICOMBUSTIONE E MEGA DISCARICA,IL “MODELLO PECCIOLI” CON L’ECONOMIA CIRCOLARE NON C’ENTRA!

Dopo la presentazione a Peccioli del nuovo impianto miracoloso, in grande spolvero con nomi conosciuti e che sono stati considerati dalla stampa esponenti del mondo ambientalista, vorremmo ribadire alcune nostre forti perplessità.

Innanzitutto precisare che i tecnici presenti all’incontro non rappresentavano il mondo ambientalista bensì le loro fondazioni o società. Lo stesso Ermete Realacci non rappresentava Legambiente ma la Fondazione Symbola, che è compartecipata dalla Soc. Belvedere.

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli, che prospettavano la chiusura del ciclo dei rifiuti? Come si può parlare di “economia circolare” a Peccioli? Dopo la bocciatura da parte della Regione della richiesta di un sostanziale raddoppio della discarica di Peccioli, Belvedere ci riprova presentando nuovamente la richiesta di ampliamento per ben 4.330.000 mc.

E’ possibile concentrare lo smaltimento dei rifiuti su un’area della campagna Toscana che vorrebbe seguire un modello di sviluppo basato sulle produzioni agricole di qualità e sul turismo?

Questi sono i dubbi che come associazione vogliamo condividere con quanti sono stati al nostro fianco in tanti anni di battaglie per l’ambiente, consapevoli che servono anche gli impianti di trattamento, ma solo se finalizzati ad un effettivo recupero di materie seconde di qualità e quando sono inseriti in un quadro programmatorio regionale.

L’attività principale della società Belvedere è la raccolta e lo smaltimento nella propria discarica dei rifiuti indifferenziati: la società per mantenere aperta la mega discarica di Legoli nel così detto “triangolo verde” ha proposto negli anni vari possibili impianti che avrebbero magicamente risolto il problema, dal dissociatore molecolare al vetrificatore; oggi è la volta dell’ossidazione termica.

Per fare un po’ di chiarezza sulla volontà del gestore di lavorare per l’effettiva chiusura del cicli dei rifiuti, partendo dalla riduzione e dal recupero per lasciare la discarica come residuale, basta vedere il livello di differenziata che hanno i comuni gestiti dalla Belvedere, con Peccioli che non raggiunge neanche la metà della percentuale di differenziata prevista dalla legge! E’ possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici? I comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità. Anche i fanghi tossici in agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccioli.

Queste considerazioni ci portano a valutare negativamente la presentazione di una società quale attuatrice di una politica di economia circolare e molti sindaci dell’ATO Costa la pensano ormai come noi: si è visto all’incontro tenutosi a Palaia e Montefoscoli sabato 29 Luglio; e si è visto anche all’ultima riunione (dell’ 8 agosto scorso) al Comune di Viareggio, dove ben 31 comuni dell’ATO Costa aderenti alla rete Rifiuti Zero (alcuni anche molto importanti come Viareggio, Lucca, Capannori, Carrara, ecc.) hanno fortemente contestato le decisioni di Retiambiente che punta a realizzare l’impianto di ossicombustione di Peccioli (pagato da tutti i cittadini dell’ATO) e spinge invece molto poco verso la raccolta differenziata, “accontentandosi” di raggiungere solo un modesto 76% di raccolta differenziata nel 2030, quando molti comuni dell’ATO Costa, già oggi superano abbondantemente tale soglia! Tra l’altro l’unico esempio di “ossicombustore” in Italia è quello pugliese di Gioia del Colle, non esattamente un impianto privo di contestazioni: avviato come impianto sperimentale nel 2006, è stato posto sotto sequestro dai Carabinieri NOE nel 2019, poi riattivato dal Consiglio di Stato come impianto-test e ancora osteggiato dal Comune di Bari. Probabilmente la “nuova” proposta di raddoppio della discarica tradisce proprio il timore di un fallimentare funzionamento dell’ossicombustore. Purtroppo, all’interno dell’ATO e di Retiambiente, la voce dei comuni contrari agli inceneritori non sempre riesce ad emergere: il meccanismo delle percentuali di rappresentanza premia pochi grandi comuni che detengono gran parte delle quote: ad esempio il solo Comune di Livorno detiene da solo circa il 33% delle quote di Retiambiente, il Comune di Pisa il 13,3% e il Comune di Pontedera il 13,1% : è sufficiente che questi tre comuni si accordino tra loro per avere la maggioranza in Retiambiente e, di fatto, decidere da soli la politica di gestione dei rifiuti dell’intero ATO Costa.

Pontedera, 18 agosto 2023

Il Direttivo di Legambiente Valdera

CONVEGNO SUI RIFIUTI

Sabato 29 luglio oltre un centinaio di persone tra attivisti, sindaci, amministratori hanno partecipato all’incontro dei Comuni e Comunità Rifiuti Zero della Toscana tenutosi nel comune di Palaia (PI). Vi erano delegazioni da quasi tutte la Toscana ma soprattutto dai Comuni della costa. Molto numerosa la partecipazione dalla Valdera anche grazie all’impegno di #Legambiente e del Comitato Tat Montefoscoli.

Hanno partecipato anche sindaci ed amministratori di Comuni ancora non aderenti alla strategia RZ ma molto preoccupati dal progetto di ossicombustione e dell ulteriore ampliamento della megadiscarica di #peccioli.

Economia circolare a Peccioli: un ossimoro o una presa in giro?

In relazione alla presentazione  del 27 giugno 2023 a Peccioli del nuovo impianto di ossidazione termica per i rifiuti, vorremmo fare qualche considerazione e domanda:

Dov’è la circolarità in un impianto che brucia rifiuti? 

Quante ne abbiamo viste di presentazioni di impianti miracolosi, soprattutto a Peccioli? 

Dal dissociatore molecolare, mai partito, al vetrificatore, ed oggi all’ossicombustore…è necessario, bruciare, liquefare o fondere i rifiuti o sarebbe ora di recuperare materia prima seconda, visto che nell’indifferenziato ne rimane molta? – tutti questi impianti vivono e danno profitti, solo se attraggono rifiuti indifferenziati, perchè laddove si fa la gestione corretta dei rifiuti per il riciclaggio non ce n’è bisogno.

A nostro parere, si tratterebbe di controllare se tutte gli impianti in esercizio hanno accantonato quanto prevede legge per il “post mortem”; vorremmo capire se questo è il problema che vuole consegnare all’eternità la discarica di Legoli, con ampliamenti, candidature per conferimenti di rifiuti speciali e idee improbabili.

In quasi tutti i comuni si arriva all’80% di raccolta di differenziata dei rifiutin ubani, quindi le discariche nate per questo, hanno finito il loro ciclo.

Il Comune di Peccioli potrebbe prendere in considerazione politiche per aumentare la raccolta differenziata, che è ferma al 30% da decenni, mentre paesi limitrofi raccolgono l’80%.

La Regione ritiene che in una piccola porzione del territorio della Valdera si debbano riversare i rifiuti di mezza Toscana e anche quelli speciali provenienti da altre regioni? 

Possibile che non ci si preoccupi che questo territorio della Valdera a destinazione agricola e turistica venga fortemente danneggiato da un afflusso di rifiuti così ingente: dall’amianto, ai rifiuti speciali, ai fanghi tossici.

Ci sono comuni limitrofi Montaione, Palaia e Lajatico hanno incentivato il turismo e la produzione agricola di qualità

Gli uffici regionali e l’Irpet ne sono consapevoli e responsabilmente hanno bocciato il progetto di raddoppio della discarica Belvedere.

“…esaminando le esternalità ambientali negative legate al progetto, è rilevabile come esso ricada, a livello di area vasta, in un contesto significativo e strategico dal punto di vista dei flussi turistici….(Irpet)”

Anche i fanghi tossici in l’agricoltura, come il procedimento giudiziario che si svolge presso il tribunale di Pisa sta dimostrando, alla fine sono finiti in gran parte proprio nel comune di Peccoli.

Infine, chiediamo alla Regione come si inserisce questo progetto nella programmazione regionale che ha deciso l’abbandono dell’incenerimento.

IL TAGLIO MIGLIORE È QUELLO CHE NON SI VEDE

Come ogni inverno arriva quel momento in cui le municipalità decidono di avviare i lavori di potatura del proprio patrimonio arboreo. Tali lavori sono affidati, se si tratta di grandi città, a servizi interni al comune, se invece si tratta di piccole realtà, agli enti che hanno vinto le apposite gare di appalto. Il risultato, spesso in entrambi i casi, sono alberi capitozzati. Pontedera non è da meno ed ha iniziato da qualche settimana i lavori di potatura del proprio patrimonio arboreo, con risultati che parlano da soli.


Figura 1 e 2: Potature in Piazza Vittime dei Lager Nazisti.

Piazza Vittime dei Lager Nazisti è vicino la nostra sede in via Fiumalbi e la potatura degli alberi di questa piazza è avvenuta il 31 gennaio 2023. Le due foto sopra riportate non mostrano un prima-dopo, ma rappresentano due alberi di piazza Vittime dei Lager Nazisti dopo la potatura. Abbiamo scelto queste due foto da noi scattate, per sottolineare che le potature sono spesso fatte senza alcun criterio. Perché l’albero di sinistra è stato capitozzato, mentre l’albero rappresentato a destra non ha subito lo stesso trattamento? Con quale criterio si decide che un albero deve essere capitozzato e un altro invece no? Questo dovrebbe far riflettere sulla professionalità di chi effettua le potature dei nostri alberi.

Ma vediamo che cosa è la capitozzatura, pratica giustamente demonizzata dagli esperti ai lavori.

La capitozzatura è il taglio indiscriminato del fusto e delle branche di un albero, spesso giustificata con le frasi “l’albero era troppo alto”, “l’albero era pericoloso” oppure “almeno l’albero si rinforza”. Ma questi tagli spesso rendono l’albero ancora più pericoloso e indebolito. Vediamo i motivi.


Figura 3: alberi capitozzati in viale Rinaldo Piaggio.    

Quando si effettua un taglio importante ad una branca, l’albero risponde attivando, nella primavera successiva, le gemme definite ‘avventizie’. Queste gemme, in risposta all’importante perdita di materiale vegetativo, generano molti rami cercando di recuperare. Ahimè l’inserzione di questi rami sulla branca risulta essere molto debole e con il passare degli anni questi rami vanno a costituire un pericolo. Se poi il taglio effettuato risulta essere di discrete dimensioni (8-10 cm), l’albero non sarà capace di “cicatrizzare” la ferita attraverso l’azione naturale del collare di abscissione, posto alla base di ogni ramo. La ferita non cicatrizzata funge da porta per tutti quei patogeni (funghi, batteri e insetti) che renderanno ancora più debole la branca. Cosa abbiamo ottenuto? Molti rami e quindi

molto peso, posti su una branca con marciumi o cavità interne. É semplice capire che questa situazione non è sicura. Per mettere in sicurezza le branche capitozzate da cui si sono originati molti rami, sono poi necessari ripetuti interventi di potatura, portando così all’aumento dei costi di gestione.

La cura degli alberi in ambiente urbano deve passare dalle mani di persone formate, persone che siano consapevoli dell’importanza degli alberi in città e che sappiano che il taglio di ritorno è il giusto metodo di potatura. Il taglio di ritorno consiste nella potatura della parte terminale di un ramo o una branca con un taglio immediatamente al di sopra di un altro ramo di dimensioni paragonabili e con andamento similare a quello tagliato, in modo che questo possa fungere da punta di sostituzione (tiralinfa).

Figura 4: Esempio di taglio di ritorno (fonte: Taglio di ritorno: tecnica base di potatura, illustratrice Giada Ungredda )

È triste vedere che l’Italia è ancora così indietro sul verde urbano, quando paesi vicino al nostro hanno molta più sensibilità. Le istituzioni provano a risolvere il problema, con regolamenti e norme comunali, ma poi non verificano che queste siano messe in atto. Forse una giusta strategia è la sensibilizzazione dei cittadini, in modo che non siano soltanto gli addetti ai lavori o gli appassionati a chiedere spiegazioni e giustizia per il modo in cui il nostro Verde Urbano viene gestito, ma bensì un gruppo ben più ampio di persone.

E ricordate: la potatura giusta è quella che non si vede.